vaso - manifattura veneziana (fine/inizio secc. XVI/ XVII)

vaso, post 1580 - ante 1620

Il vaso presenta un coperchio in filigrana realizzata dall'intreccio di canne di lattimo (vetro bianco opalescente) ad andamento diagonale e di canne in sottili fili di cristallo e di lattimo ritorti (retortoli). Il corpo, soffiato a stampo, è decorato con un motivo a bugne nella fascia centrale, mentre in quella superiore e in quella inferiore presenta delle baccellature. Il raccordo del vaso al piede, perduto, è costituito da un nodo in filigrana. Il collo cilindrico presenta una leggera svasatura verso la bocca, sottolineata da un filo vitreo incolore ed è corredato da due anse applicate in cristallo, con un filo di lattimo incluso, terminanti nella parte inferiore con due more in cristallo, ottenute a stampo. Il coperchio, sempre in filigrana a retortoli, riprende il medesimo motivo decorativo a bugne e baccellature del corpo, e termina con una presa in cristallo.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO vaso
  • MATERIA E TECNICA cristallo/ filigrana di canne a retortoli
    vetro lattimo/ filigrana di canne a retortoli
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Veneziana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Civici Musei d'Arte e Storia Brescia. Collezione Brozzoni
  • LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Giulia
  • INDIRIZZO Via dei Musei 81, Brescia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il vaso poteva contenere liquidi, forse vino: la presenza del coperchio era necessaria affinché non evaporassero. Vasi di questa forma, ma privi di decorazioni a rilievo, e con questa destinazione d'uso, si trovano raffigurati in un dipinto di Hamen y Leon, pittore di origine fiamminga ma attivo in Spagna, che nei primi due decenni del Seicento raffigura spesso nelle sue nature morte vetri veneziani, façon de Venise, catalani e medicei. Nel terzo decennio del Cinquecento, i vetri soffiati in filigrana a retortoli soppiantano nel gusto dei committenti più aggiornati i vetri smaltati: in questa produzione si specializzano per primi i fratelli FIlippo e Bernardo Serena, che nel 1527 ottengono un privilegio decennale per questo genere di lavorazione. Gli oggetti dei Serena risultano particolarmente apprezzati da Isabella d'Este Gonzaga, che tramite il suo ambasciatore a Venezia cerca di assicurarsi i nuovi prodotti vetrari esposti in occasione della festa dell'Ascensione del 1529. Nell'anno seguente la marchesa di Mantova visita la vetreria dei Serena, dove rimane colpita dallo splendore dei soffiati, simili a quelli preparati per la credenza del sultano turco Solimano il Magnifico. Isabella decide di acquistarli, così come il fratello Alfonso d'Este che l'ha di poco preceduta nella vetreria dei Serena. I soffiati veneziani riscuotono quindi un particolare successo non solo presso le corti italiane ed europee, ma anche in Oriente, dove sono importati e spesso offerti come doni diplomatici per tutto il Cinquecento.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Comunità Montana Valle Trompia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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