Ecce Homo
dipinto,
post||post 1540||1616 - ante||ante 1542||1616
Ferrari, Gaudenzio; Tommaso Donini O Luini Detto Il Caravaggino (1475/80-1546; 1601-1630)
1475/80-1546; 1601-1630
La cappella presenta una decorazione affrescata che ricopre le due pareti laterali e la volta. Le due scene raffiguranti l'Ecce Homo e la Flagellazione, che occupano per intero la zona di destra, sono ambientate in un'unica costruzione architettonica, suddivisa però su due livelli distinti: la prima delimitata da una balaustra mentre la seconda in un ambiente caratterizzato da colonne. Sulla sinistra, invece, ha luogo la Crocifissione che si espande su tutta la parete, sviluppandosi in verticale. La volta, suddivisa in quattro vele, presenta coppie di angeli che recano gli strumenti della Passione. La pala d'altareal centro della cappella raffigura una Deposizione di Cristo ed è riferita al pittore Tommaso Luini detto il Caravaggino.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
intonaco/ pittura
-
ATTRIBUZIONI
Ferrari, Gaudenzio; Tommaso Donini O Luini Detto Il Caravaggino (1475/80-1546; 1601-1630)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria delle Grazie
- INDIRIZZO Piazza Santa Maria delle Grazie, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Luogo cardine della cultura cinquecentesca milanese, questa cappella era gestita dai confratelli aderenti alla Confraternita di Santa Croce, che perseguiva scopi di assistenza ospedaliera. Nel testamento di uno dei consiglieri "seniori", Bernardino Ghilio (già committente di Bernardino Luini per l'oratorio di Santa Corona), redatto il 10 ottobre del 1539, si fornivano precise disposizioni affinché si facesse dipingere "unam anchonam pulcherrimam" e inoltre la si decorasse con affreschi relativi alla "vitam et passionem Domini nostri Jesu Christi"; tra le varie indicazioni del testatore vi era anche quella di affidare il lavoro "a bonis pictoribus". I due pittori individuati per portare a compimento questo prestigioso incarico furono Tiziano Vecellio e Gaudenzio Ferrari, verso i quali si scalano i pagamenti giunti tra il 1540 e il 1543, anni in cui fu realizzato l'intero apparato decorativo della cappella. Purtroppo la pala che Tiziano realizzò per la Confraternita di Santa Corona, raffigurante l'Incoronazione di spine, fu requisita dai soldati francesi nel 1797 e finì al Museo del Louvre, dove ancora si trova. E' stato osservato che il coinvolgimento di Tiziano può essere dipeso dal legame che il pittore nel 1539 aveva stretto con Alfonso d'Avalos, il quale aveva commissionato un dipinto oggi al Prado. Per quanto riguarda, invece, la partecipazione di Ferrari, è assai probabile che il pittore avesse concordato con Tiziano l'effetto finale della decorazione, che per gli affreschi si attesta su una ostentata teatralità. Del resto la decorazione gaudenziana si inserisce nell'ultimo periodo dell'attività del maestro, coincidente con il decennio trascorso a Milano (a partire dal 1537), in una fase che segna l'apertura verso stilemi propri della "maniera" nord italiana, percepibili soprattutto nell'elevato numero di figure e in una articolazione compositiva che pregiudica l'effetto di schietto naturalismo cui ci aveva abituati il pittore in precedenza (per esempio nei capolavori lasciati in alcune cappelle del Sacro Monte di Varallo).
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0