resurrezione di Cristo

dipinto, post 1555 - ante 1555

Nei pennacchi sull'estradosso della cappella sono raffigurate la Sibilla Delfica a sinistra e la Sibilla Cumana a destra. Nell'affresco che caratterizza la parete centrale, al di sopra dell'altare, campeggia la Resurrezione di Cristo. L'iconografia è tradizionale, presentando il Risorto che si eleva dal sepolcro, attorno al quale sono visibili i soldati in armatura, alcuni dei quali ancora addormentati, altri colti nell'atto di abbozzare una approssimata, quanto vana reazione. La scena si svolge entro un paesaggio contrassegnato da rilievi monuosi e da villaggi visti in lontananza e ppena abbozzati. Al centro si intravedono, raffigurate in piccolo, le pie donne mentre si recano al sepolcro. L'episodio così concepito presenta dunque una continuità narrativa che aiuta il fedele a focalizzare il momento della Resurrezione di Cristo. Sulle pareti laterali della medesima cappella, invece, sono raffigurate le scene del Noli me tangere, vale a dire dell'incontro di Cristo con la Maddalena, e dell'Andata a Emmaus (sullo sfondo di quest'ultima è raffigurata anche la Cena in Emmaus).

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
  • ATTRIBUZIONI Luini, Aurelio; Luini, Giovan Pietro (1530-1593; 1520 Ca.-attivo Sino Al 1581)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maurizio al Monastero Maggiore
  • INDIRIZZO Corso Magenta 13, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La commissione a Giovan Pietro e Aurelio Luini delle decorazioni murali di questa cappella risale, come documenta il contratto, al 6 maggio del 1555, e si deve alla badessa del monastero benedettino, Gerolama Brivio, che intendeva così commemorare la morte di Bona del Monastirolo, sorella di Giovanni Paolo Sforza e cognata di Violante Bentivoglio. Il nome della cappella deriva da quello del marito di Bona, Giovanni Pietro Bergamini, figlio di Ludovico Bergamini e di Cecilia Gallerani (la celebre Dama con l'ermellino del dipinto di Leonardo a Cracovia). Dopo le istruzioni fornite ai pittori relative ai soggetti da dipingere, da questi rispettate in fase di esecuzione, nel documento di allogazione i fratelli Luini accettano di ricevere un compenso di 60 scudi d'oro. Sul piano dello stile questi affreschi, che segnano l'inizio della collaborazione tra i due figli di Bernardino, offrono un saggio dello stato della pittura milanese poco dopo la metà del secolo. Ormai archiviata la stagione rinascimentale, di cui Bernardino Luini era stato uno dei sommi protagonisti, i maestri attivi in seguito divulgano i modi della "maniera" (segnata da indubbi influssi veneti), vale a dire di una rimeditazione personale dei grandi modelli del Rinascimento, prendendo soprattutto a riferimento Raffaello e Michelangelo. Ciò è visibile, in modo particolare, nella monumentalità delle figure e nel tentativo di rendere al massimo grado l'eloquenza dei loro gesti, secondo un intento narrativo e didascalico tipico della pittura di questo periodo. Nell'impianto compositivo della Resurrezione la critica ha individuato anche riferimenti alla Grande passione di Dürer.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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