San Giorgio e il drago

pertinenza decorativa, ca. 1550 - ante 1555
Piazza, Callisto; Piazza, Fulvio (; Attribuito)
1500 ca.-1562; notizie sec. XVI terzo quarto

La cappella, seconda a destra, è decorata, sia internamente che all'esterno, da affreschi e da una pala d'altare. Comunciando dal settore esterno si rileva la presenza di due lesene affrescate con putti tra festoni, trofei, armi e figure virili; in alto, invece, si distinguono due profeti. All'interno della cappella, in posizione frontale nella lunetta, si trova la scena di San Francesco che riceve le stimmate; sulle pareti laterali, anch'essi affrescati, sono individuabili, sulla sinistra, i santi Giacomo (o GIovanni) e Lorenzo, mentre a destra l'episodio di San Giorgio e il drago. Al centro della cappella si trova una pala d'altare raffigurante la Deposizione di Cristo. Qui il Signore è raffigurato sdraiato sulla pietra dell'unizione, mentre il suo corpo viene preparato per la sepoltura.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO pertinenza decorativa
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura
    tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Piazza, Callisto; Piazza, Fulvio (; Attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maurizio al Monastero Maggiore
  • INDIRIZZO Corso Magenta 13, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Gli affreschi e la pala della cappella furono allogati da monsignor Bernardino Simonetta (cugino di Ippolita Bentivoglio), defunto nel 1550. Le sue volontà testamentarie furono rispettate nel giro di qualche anno, visto che la decorazione, stando a un'iscrizione, fu terminata nel 1555. Si tratta, quindi, di una delle ultime imprese del pittore lodigiano Callisto Piazza, alla cui bottega vanno certamente ricondotti sia gli affreschi sia il dipinto centrale. Educato artisticamente a contatto con la cultura bresciana del terzo ventennio del Cinquecento, Callisto Piazza lasciò proprio a Brescia e nel suo territorio (in Valle Camonica) alcune importanti attestazioni pittoriche (pale a affreschi), che ben testimoniano la sua poetica, intermedia tra il rigore di Alessandro Bonvincino il Moretto e la pittura più sgrammaticata e anticlassica di Girolamo Romanino. Tornato nella natia Lodi nel quarto decennio del secolo, ricevette l'impegnativo incarico di decorare il tempio dell'Incoronata, tra il 1534 e il 1538. A partire dagli anni quaranta prese avvio il suo periodo milanese, contraddistinto da incarichi di un certo prestigio, tra cui vale la pena di citare la decorazione della cappella di S. Girolamo in S. Maria presso S. Celso a Milano (lavoro saldato nel 1544), l'affresco con le Nozze di Cana, dipinto nel 1545 per il refettorio del monastero di S. Ambrogio a Milano (oggi aula magna dell¿Università Cattolica), il ciclo della cappella di San Bernardo dell'abbazia di Chiaravalle Milanese (1549), con puntate nel Cremasco (affreschi dell'¿oratorio di S. Rocco a Dovera), a Lugano (trittico commissionato nel 1548 da Battista Rusca per Lugano) e a Lodi (pala per la Scuola di S. Paolo). Nel 1553 Callisto era attestato ancora nella chiesa di Santa Maria presso S. Celso, dove si consuma un fatto che riguardava il figlio Fulvio, accusato di aver rubato dell'oro nel 1556. La presenza, e la sempre maggior partecipazione, del figlio del pittore, Fulvio, sarà una costante nella bottega dei Piazza proprio a partire dagli anni della cappella Simonetta in San Maurizio, come si evince dall'analisi stilistica di questo ciclo. Non c'è dubbio, infatti, che sia gli affreschi sia la pala denunciano un livello qualitativo al di sotto dello standard di Callisto, che, dopo aver impostato le pitture, deve averne demandato la realizzazione al figlio, intervenendo personalmente soltanto in pochi casi, come nella lunetta con San Francesco. Se è vero che i santi dipinti sulle pareti laterali denotano l'uso, tra l'altro un po' impacciato e ripetitivo, di modelli che Callisto aveva abbandonato da una decina d'anni, va sottolineato che nemmeno la pala con la Deposizione può dirsi completamente autografa, palesando varie cadute di stile. Le lesene contraddistinte da trofei, festoni e putti rimandano ai modelli elaborati nella bottega del bresciano Girolamo Romanino. Pur aggiornandosi, Callisto Piazza faticherà però a compiere, in modo definitivo, la svolta verso il maniersimo, restando legato, nei modi e nello stile, alla prima metà del Cinquecento, epoca che lo vide tra i maggiori interpreti in ambito lombardo.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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