Prigionieri tedeschi
disegno,
1916 - 1918
Sacchetti, Enrico (1877-1969)
1877-1969
carboncino e acquerello su carta
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta/ carboncino/ acquerelli
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ATTRIBUZIONI
Sacchetti, Enrico (1877-1969)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Tornato in Italia da Parigi dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, l¿artista continuò con fervore il suo lavoro di illustratore. In questo periodo si dedicò quasi totalmente alla tragica caricatura di guerra, contribuendo alla propaganda antiaustriaca all¿interno di diversi giornali come «Numero», «420» e illustrando i due albi "Gli unni e gli Altri". Le immagini riprodotte al loro interno, meglio di qualsiasi altro mezzo propagandistico, avevano l¿obiettivo di rivelare lo spirito dell¿Italia in guerra e demonizzare così le potenze nemiche. Da collocare tra il 1916 e il 1918, sono pertanto due fogli, oggi conservati all¿interno del Civico Gabinetto di Disegni del Castello Sforzesco, denominati "Prigionieri tedeschi" (inv. 6257/1 D 474 Recto) e "Prigionieri austriaci" (inv. 6261 E 121); questi risultano acquistati rispettivamente dalla Galleria Pesaro nel 1920 e dalla Galleria Dedalo nel 1933. Dalla Galleria Dedalo, nel settembre del 1933, si registra l¿acquisto di tre fogli di Enrico Sacchetti: "Prigionieri austriaci" (inv. 6261 E 121), "Autoritratto" (inv. 6259 D 476) e "Ritratto di Giovanni Papini" (inv. 6260 D 477); quest¿ultimo è illustrato all¿interno del catalogo dell¿ "Esposizione di Enrico Sacchetti, G. Cesare Vinzio, Emilio Vitali", avvenuta all¿interno della Galleria Pesaro nel marzo del 1933. Nei disegni con i prigionieri, così come in molti altri dello stesso soggetto, si osserva che la deformazione caricaturale dei gesti e dei volti dei soldati "non dipende da odio di nemico, o da facile gusto di grottesco", ma corrisponde, invece, al tipico processo di sintetizzazione dell¿immagine che "dice intorno a quella gente molto più di quanto potrebbero dire volumi interi di antropologia, di etnografia e di storia" (G. Fanciulli, Enrico Sacchetti, in "Emporium", v. XLIX, 1919, p. 25). Nelle due opere tutto l¿orrore della guerra è affidato ai gesti e ai tratti somatici dei volti degli effiggiati che si avvicinano, per molti aspetti, alle teste dei combattenti tedeschi apparsi nella serie di cartoline caricaturali realizzati dall¿artista nel 1917, successivamente rielaborate e integrate per l¿album "Loro" del 1919 (cfr. E. Sacchetti, Loro, con una presentazione di U. Ojetti, 1919). Come in quest¿ultime opere, anche nei fogli del Castello, il segno di Sacchetti esalta crudelmente la fisicità dei soldati, evidenziando "gli ambigui menti sfuggenti e gli occhi dal minaccioso taglio orientale, in un campionario umano, in cui ogni `ritratto¿, narra una storia di ottusa e bestiale alterità, nella quale anche i copricapi, elmi e berretti militari in forma di mostruose escrescenze organiche, diventano altrettanti elementi fisiognomici" (A. Pallottino, Il gigante Sacchetti, in Enrico Sacchetti. Il volto del Novecento. Caricature, ritratti, illustrazioni, a cura di C. Bibolotti, F.A. Calotti, Siena 2003, p. 14).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302160983
- ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0