Albo della Morte: l'angelo della Vita e la Morte
disegno,
1894 - 1894
Martini, Alberto (1876-1954)
1876-1954
penna, inchiostro di china e acquerellature su carta
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta/ penna/ inchiostro di china/ acquerellature
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ATTRIBUZIONI
Martini, Alberto (1876-1954)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco. Collezione Maria Petringa, vedova Martini
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Come ricordato da Mercedes Garberi fu grazie alla segnalazione di Emilio Bertonati che, nel 1981, le collezioni civiche del Castello Sforzesco ottennero, grazie a un acquisto presso la Galleria del Levante, i quattordici disegni a inchiostro di china e acquerello eseguiti da Alberto Martini intorno 1895, raffiguranti L'albo della morte, opere apripista della "accesa serie dei cicli senza legami con le fonti letterarie" (Garberi 1981). Questo ciclo giovanile, così come quello dei primi disegni della serie dedicata a La secchia rapita di Tassoni, dette inizio alla copiosa produzione di incisioni e illustrazioni realizzate dell'artista negli anni successivi, che ne fecero uno tra gli illustratori italiani maggiormente apprezzati in Italia e in Europa (Ivi.). La serie dell'Albo della morte, appartenuta inizialmente alla vedova dell'artista Maria Petringa, venne trasferita agli eredi, e in seguito alla Galleria del Levante di Milano che li espose per la prima volta in una mostra dedicata all'autore tra il 1978 e il 1979. Nei quattordici disegni è già rintracciabile un forte legame di Martini con la cultura decadente del suo tempo a cui si associano suggestioni cinquecentesche derivanti dalla grafica di Dürer, di Luca di Leida, Graf e Grien oltre che da significativi rimandi al simbolismo nordico moderno franco-belga e tedesco. Il frontespizio, così come l'intera serie, è caratterizzato da una grafica neo-gotica che si apre con l'invocazione oraziana Pallida mors aequo pulsat pede pauperum tabernas regumque turres, anticipando verbalmente quanto raffigurato nei fogli, in cui con fermezza si assiste alla rappresentazione della morte nella sua veste più scabrosa. Chiaro nell'intero ciclo è il rimando alle donne angeliche di Previati o ad alcune opere segantiniane come Cattive madri o L'angelo della vita, in cui l'eleganza delle figure femminili si scontra con la staticità della morte che rievoca, invece, i soggetti e le ambientazioni macabre di molte delle opere dell'artista belga Félicien Rops e dei tedeschi Max Klinger e Joseph Sattler.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302160635
- ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0