Giuramento di Pontida. Giuramento di Pontida

dipinto, 1851 - 1851

Dipinto a olio di grandi dimensioni di Giuseppe Mazza, raffigurante il giuramento di Pontida: all'interno di un convento un gruppo di uomini in abiti medievali presta giuramento davanti al vescovo, in piedi sulla destra.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Mazza Giuseppe (1817/ 1884)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. Collezione Mazza collezione Arconati
  • LOCALIZZAZIONE Monastero Olivetano di S. Vittore al Corpo (ex) - complesso
  • INDIRIZZO Via S. Vittore, 21, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è giunto al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica con il lascito del 1976 di Paolina Farnesi, vedova di Aldo Mazza, di cui eseguiva la volontà di lasciare al museo un nucleo di opere proprie e del nonno Giuseppe Mazza, oltre che di altri artisti dell'ottocento lombardo. Già nel 1972 viene concesso dalla vedova in deposito al museo un nucleo di undici opere, tra cui il Giuramento di Pontida di Giuseppe Mazza. Il grande quadro venne completato da Mazza nel 1851 per Giuseppe Arconati Visconti, marchese milanese di ideali risorgimentali al cui servizio il padre Carlo, che fu evidentemente il tramite della commissione, aveva lavorato come ragioniere. Per l'Arconati Mazza aveva dipinto anche il grande dipinto storico I Milanesi, aiutati dai cavalieri della Lega Lombarda, ritornano nella loro città distrutta da Federico Barbarossa, esposto a Brera nel 1846. Benchè il dipinto sia disperso, vista l'identità del committente e la vicinanza del soggetto e delle date di esecuzione, è possibile ipotizzare che le due opere dovessero creare un pendant, evidentemente allusivo, come tanta parte della pittura di storia romantica degli anni quaranta, alle sorti dell'Italia. Terminato dopo le Cinque Giornate di Milano del marzo 1848, a cui Mazza stesso prese parte con il fratello Salvatore, il dipinto fu esposto nel 1851 alla società Promotrice di Belle Arti di Torino, dove l'Arconati, filopiemontese, si era trasferito alla fine del 1849. Ispirata ai versi del poemetto di Giovanni Berchet del 1829 dedicati all'episodio storico del 1167, quando i Comuni della Lombardia si allearono contro l'imperatore Federico Barbarossa, letto negli anni risorgimentali come invito all'unificazione nazionale, l'opera può essere considerata il capolavoro di Giuseppe Mazza, per impegno e complessità dei risultati e infatti in una nota manoscritta relativa ai prezzi di vendita è quella con il valore in assoluto più alto, seguita dal Ritorno dei Milanesi (Opere di Giuseppe... 1942, p. 21). Il grande dipinto mostra la formazione braidense di Mazza, ma soprattutto l'influenza di Hayez, evidente nella complessa composizione, nell'attenzione alla resa dei dettagli, nelle fisionomie, nella gestualità solenne e nella cromia brillante e sontuosa, recuperata dal restauro eseguito da Giovanni Rossi nel 2011.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302133312
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia "Leonardo da Vinci"
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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