Arca di Berardo Maggi

sarcofago, post 1308 - ante 1311

L'arca sepolcrale di Berardo Maggi è modellato sulla tipologia del sarcofago ravennate antico: un'urna quadrangolare con le pareti lisce sormontata da una copertura a doppio spiovente con quattro acroteri negli angoli. Sul lato anteriore del coperchio è scolpito il vescovo: disteso sul letto di morte in posizione supina ha le braccia raccolte sul petto, nella mano sinistra stringe il pastorale, mentre la destra è benedicente; il volto è probabilmente sagomato sulla maschera funebre visto il realismo della fisionomia. L'attenzione per la resa mimetica della realtà si accentua nel racconto del corteo funebre che affianca il corpo disteso e si arrichisce di un vivace gusto narrativo. Il secondo lato del sarcofago accoglie una scena narrativa che rappresenta l'apice della vita religiosa, politica e civile di Berardo Maggi: il giuramento di pace e fedeltà al vescovo-signore da parte del clero e di tutto il popolo avvenuto nel 1298.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO sarcofago
  • MATERIA E TECNICA marmo rosso di Verona/ scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Duomo Vecchio
  • INDIRIZZO Piazza Paolo VI, Brescia (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Da una cronoca cinquecentesca sappiamo che il monumento funebre di Berardo Maggi viene meso in opera nella cattedarale di S. Maria Assunta nel 1308 subito dopo la morte del vesco e signore della città. A curarne l'allestimento fu Matteo, fratello del defunto e suo successore al governo della città fra il 1308 e il 1311. E' probabile che l'arca sepolcrale fosse già stata preparata in precendenza e che lo stesso vescovo Maggi ne avesse elaborato il programma iconografico volto a celebrare la sua opera politica di "pacificatore" della città. A lui, infatti, si deve la fine delle lotte fra guelfi e ghibillini che insanguinarono Brescia nell'ultimo quarto del XIII secolo. In origine il monumento era collocato nell'arca presbiteriale dietro o a fianco dell'altare maggiore, era forse munito di baldacchino e sostenuto da mensole o leoni stilofori. Nel 1571 il sarcofago viene spostato e sistemato nella testata del transetto settentrionale della chiesa sopra la porta che conduceva verso l'antica cattedrale di S. Pietro de Dom. Nel 1986 il monumento viene trasferito nella sua collocazione attuale proprio di fronte al portale di ingresso. Unanimemente riconosciuto dai critici come un'opera di qualità estremament elevata sia per l'impiego del marmo rosso che nel Trecento era considerato un materiale di altissimo pregio, sia per i caratteri stilistici. Le scene figurate del coperchio si allontanano di molto dalla tradizione scultura duecentesca e introducono un linguaggio completamente nuovo fatto di grande vigore espressivo e di profonda umanità. Allo stato attuale delle conoscenze non è stata ancora individuata una personalità artisitca alla quale ricondurre l'opera; i critici sono, però, concordi nel definirne la personalità artistica che, da un lato, ben conosce l'operato dei maestri campionesi dai quali deriva tipologia e invenzione del monumento, dall'altro fa proprie le novità espressive e di resa naturalistica e narrativa della realtà elaborate dalla scultura veronese fra XIII e XIV secolo.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302129169
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Brescia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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