Cimiero ornato da parata

disegno, ca. 1600 - ca. 1610

disegno eseguito a mano libera a inchiostro bruno a penna, con poche tracce a grafite; le ombreggiature sono precisate con acquerellature di inchiostro; il supporto è carta leggera colore avorio leggermente imbrunita

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO disegno
  • MATERIA E TECNICA carta/ inchiostro a penna/ acquerellatura/ grafite
  • AMBITO CULTURALE Ambito Emiliano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il foglio 137a, già impaginato sul verso del supporto con n. antico 183, non è citato nell'Indice di Giacomo Sardini. Il disegno, raffigura un elmo piumato visto di profilo. Sopra la protezione metallica decorata sul davanti da una foglia d'acanto e di lato da una mezzaluna, è appollaiata un'aquila che sorregge, quasi fosse un copricapo, un cimiero composto da una serie di piume sormontato da altre disposte a ripiani intervallati da mezzelune. Da questi fuoriescono filari di piume che ricadono come glicini e ciuffi. Il coronamento piumato era usato nelle feste cavalleresche barocche, il cui tema spesso ispirato agli eroi della mitologia antica, alle personificazioni allegoriche o ad episodi tratti dai poemi epici, era generalmente ispirato alla celebrazione encomiastica dell'assolutismo principesco. Il soggetto prescelto per lo spettacolo equestre determinava le coreografie, gli addobbi e i costumi, imponendo la conformazione dei carri allegorici impiegati per introdurre in scena i combattenti e le comparse. Un libro con una serie di disegni di elmi piumati molto simili a quello qui raffigurato, risalenti al XVII secolo, è conservato presso il Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Un altro volume, dedicato ad Alfonso d'Este principe di Modena, è conservato presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara. Altre soluzioni di coronamenti piumati sono presenti in quattro grandi tele giunte al Conservatorio del Baraccano di Bologna presumibilmente da qualche famiglia senatoria, attribuite dapprima ad Anonimo Ferrarese e poi a Francesco Brizio, datate 1600-1610 circa e forse di ambito ferrarese. La messa a punto di questi allestimenti era affidata a maestri pennacchieri, veneziani o anche bolognesi.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302056645
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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