Profeta

scultura ca. 1390 - ante 1410

Uomo con capelli e con barba lunga con veste lunga che copre i piedi e maniche lunghe. Il volto è leggermente ruotato verso dx. Tra le mani tiene un cartiglio srotolato non iscritto che sul lato destro scende dalla mano fino al ginocchio. sul retro l'opera si presenta finita, al centro del busto è inserito, in un piccolo alloggiamento, saldato al marmo con piombo, il gancio d'ancoraggio in ferro, a sezione quadrata, al quale manca l'anello terminale.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA marmo scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Dei Maestri Renani
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Veneranda Fabbrica del Duomo
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale - complesso
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE A causa della scarsità di documentazione e della quantità di scalpellini che lavoravano in quegli anni presso il cantiere, risulta pressoché impossibile attribuire l'opera. E' stilisticamente ascrivibile all'ambito della Scuola Renana che lavorò presso la Fabbrica tra il 1390 e il 1410. Nel 1396 i maestri tedeschi risultavano essere un cospicuo gruppo etnico a se stante per il quale si era costruita in cantiere un'apposita tettoia (Boito, 1889, p 124). La presenza di scultori teutonici a Milano è largamente testimoniata sia al cantiere del Duomo che in altri luoghi. Fu Costantino Baroni, nel 1955, ad accostare alle figure degli Apostoli del Paliotto della Passione in S. Eustorgio con i Profeti provenienti dai Piloni (Baroni 1955, p. 692), datando così la statuaria del Duomo al primo decennio del 1400. E' innegabile la somiglianza di uno dei profeti della cuspide del paliotto con le statuette cin. 52 e cin. 53. E' sempre il Baroni (1944, p. 155) a raffrontare il Sarcofago di Gaspare Visconti, attribuendolo ad un maestro Bavarese, con le statuette del Duomo di ambito oltralpino. Essendo il sarcofago datato 1427, secondo l'opinione del Baroni significherebbe che la permanenza dei maestri stranieri si sia dilungata oltre al primo decennio del 1400. (Baroni, 1955, p.686). Anche la Bossaglia (1984, p. 111) e il Turchini (1986) accostano per affinità le statuette angolari a tutto tondo del paliotto della Passione in S. Eustorgio, con quelle del Duomo, ascrivibili all'ambito delle maestranze nordiche. Attribuita dalla Bossaglia (1978) al Maestro delle statuette D, insieme alla cin. 52 e cin. 53. A tal proposito si dovrebbe reinterpretare questo gruppo di tre opere come Bottega delle statuette D in quanto l'autore di questa scultura nonostante faccia parte di questa cerchia, appare una personalità differente rispetto agli altri che possiedono ancora caratteristiche dell'arte gotica tedesca come la rigidità delle statue colonne. La nostra statuetta invece presenta una sinuosità e una fisicità che lascia intendere che questo maestro faccia parte di una generazione successiva rispetto ai suoi colleghi di bottega e che abbia osservato e assorbito gli stilemi della scultura italiana. Dunque nonostante si sia attenuto allo stesso disegno/modello appartenente alla Bottega E egli ha reinterpretato la resa della barba e della chioma, la scioltezza dei panneggi e la sinuosità delle forme fisiche. Tra la fine del '300 e l'inizio del nuovo secolo le influenze degli scalpellini italiani e stranieri è stata reciproca a tal punto che in certe opere si osserva una compresenza di stilemi sia locali che oltremontani.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302035442
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Veneranda Fabbrica del Duomo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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