soggetto assente

fucile ad una canna ad anima liscia,

Archibugio a pietra focaia (kannetta) con lunga canna ottagonale calibro 11, bacchetta, batteria alla micheletta incisa a girali firmata A. A. Barbuti. Cassa in legno interamente ricoperta in lamina di ferro, lavorata a sbalzo e cesello con motivi fitomorfi a maglia fitta

  • OGGETTO fucile ad una canna ad anima liscia
  • MATERIA E TECNICA legno/ a intaglio
    ferro acciaiato/ a incisione
    ferro acciaiato/ fusione
    ferro acciaiato/ trafilatura
  • ATTRIBUZIONI Angelo Antonio Barbuti (xviii Seconda Metà)
  • LOCALIZZAZIONE Parco Museo S'Abba Frisca
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nella relazione storico-artistica allegata al decreto di vincolo (FNTI: NU255_17/15_01), redatta dal funzionario storico dell’arte Maria Paola Dettori è riportato che «Angelo Antonio Barbuti firma, verso la fine del XVIII secolo, diversi fucili conservati in collezioni pubbliche e private: dalla collezione del Museo di Liverpool (dove firma Angelo Anto Barbuti) a quelle di importanti antiquari italiani; con le sole iniziali, come nel nostro caso, la sua sigla compare su due archibugi del Museo Poldi Pezzoli di Milano (BIBH: 59000892; BIBH: 59000885), mentre su un’arma appartenente alle collezioni del Museo Nazionale G.A. Sanna di Sassari l’azzaliniere si firma col solo cognome (BDM: 2000240684). Anche le collezioni reali possiedono alcuni esemplari, di particolare valore (Torino, Armeria Reale)(BIBH: 59000893). La famiglia Barbuti proviene da Lancusi (Salerno), e si stabilisce a Tempio Pausania; nel paese del Salernitano era presente dal 1763 una fabbrica di fucili da schioppo, la Reale Manifattura dei Piastrinari (cioè coloro che fabbricavano le “piastre da fucile”, cuore dell’arma a pietra focaia), retta da un amministratore militare del reparto dell’artiglieria: lì ancora nel 1818 un Giacomo Barbuti risulta “revisore” (BIBH: 59000892). La provenienza dalla Campania, regione che nel XVIII secolo vede svilupparsi un’autonoma e rinomata produzione di armi grazie ai Borbone, e dove erano diverse le manifatture attive, a cominciare dalla Reale Fabbrica di Torre Annunziata, spiega come mai l’acciarino “alla sarda” altro non sia che una variante di quello “alla napoletana”, da cui differisce per la forma della cartella e del cane (la molla della martellina è posizionata davanti al mollone principale e non sopra). I meccanismi di accensione, nel tempo, hanno infatti subito una serie continua di miglioramenti, talvolta solo tecnici; le casse hanno invece cambiato forma, impostazione e misure a seconda della moda e appunto delle modifiche dei meccanismi di accensione. Le canne, spesso di provenienza bresciana, si sono perfezionate man mano che la tecnica della filatura progrediva, con una variazione molto più lenta rispetto a quella delle altre parti. Per quanto consta a chi scrive il primo ad occuparsi degli abili artigiani/artisti del ramo sardo della famiglia Barbuti fu l’archeologo milanese Carlo Albizzati, che per qualche anno risiedette nell’Isola come docente dell’Università di Cagliari; in un breve articolo apparso nel 1928 sulla rivista “Mediterranea” lo studioso segnalava, accompagnando il testo con splendide immagini, come la lungimiranza del grande collezionista Gian Giacomo Poldi Pezzoli avesse portato nelle collezioni museali di Milano ben due esemplari di archibugi sardi, firmati appunto Barbuti. Nel sottolineare che, nel caso di queste creazioni, “parlare di stile rustico o paesano sarebbe veramente fuori di squadro” (BIBH: 59000885), descriveva il fine lavoro di rivestimento dei fucili, in parte ottenuto a stampo e rifinito a bulino, in parte cesellato, a creare motivi decorativi a foggia di girali d’acanto, in un caso, e di giglio araldico, nell’altro. Nell’ipotizzare che questi ornati potessero derivare da antichi tessuti, Albizzati ricordava come i centri sardi per la produzione delle armi fossero stati Dorgali, Fonni, Gavoi e, appunto, Tempio (BIBH: 59000892), dove risiedeva Barbuti; concludeva lamentando come molte di queste armi fossero state ormai portate via dall’Isola, quali “ricordi di viaggio”. Proprio per questa ragione sono ancora più importanti gli esemplari rimasti in Sardegna»
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000246819
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ISCRIZIONI batteria, fascia inferiore del lato destro - A.A. Barbuti - Angelo Antonio Barbuti -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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