Ecce Homo

dipinto, 1565 - 1575

Personaggi: Cristo. Attributi: (Cristo) corona di spine sul capo; canna fra le mani; mantello rosso

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • LOCALIZZAZIONE Ozieri (SS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1974, per il tramite dell’esecutrice testamentaria Maria Marinelli, un olio su tela raffigurante un Ecce Homo fu trasportato dalla residenza romana del generale alla Cattedrale e collocato nell’aula capitolare, di fronte del più noto Retablo di Nostra Signora di Loreto. Il valore dell’opera apparve subito evidente e, tra i non addetti ai lavori, correva voce che il dipinto sarebbe stato addirittura opera dello spagnolo El Greco (alias Doménikos Theotokópoulos). Per Vittorio Sgarbi interrogato a sorpresa nel 2001, quando aveva appena concluso la sua lezione sul Maestro di Ozieri, si trattava di una tela di scuola spagnola del XVII secolo. Silenzio quasi assoluto in bibliografia, dove si registra un solo intervento, recentissimo (2005), di Wally Paris, per la quale «potrebbe trattarsi di brano sacro larvatamente riecheggiante un tardo manierismo comprendente ascendenze toscane mediate da influssi di carattere internazionale, senza escludere un apporto iberico». Un esame attento dell’opera ha rivelato che si tratta di una copia seicentesca, un olio su tela, in scala pressoché reale – sovrapponibile si oserebbe dire per la fedeltà della derivazione - di un Ecce Homo dipinto da Vicente Juan Masip Navarro (Macip, secondo altra grafia) detto Juan de Juanes, uno degli artisti capitali, per quanto poco conosciuto, della Spagna del Cinquecento, nato a Fuente de la Higuera (Valenza) intorno al 1510 e morto a Bocairente nel 1579. La copia originale della tela della cattedrale, un olio su tavola di cm 86,4 x 58,5 cm, databile tra il 1565 è il 1575, è esposta presso il Museo de Bellas Artes di Valenza, dove è confluita a seguito della soppressione del Convento del Pilar, per il quale sembra sia stata concepita. La seconda copia e conservata al Museo del Prado. Le tre opere sono pressoché sovrapponibili: l’Ecce Homo di Madrid si caratterizza per un colore luminoso e vibrante, unito ad un perfetto equilibrio compositivo, mentre una vena di sottile malinconia distingue la copia del Museo de Bellas Artes. Talune corrispondenze determinanti, quali l’angolazione dei raggi dell’aureola e il panneggio meno voluminoso e più avvolgente del manto sul braccio sinistro, inducono a ricercare nella tavola valenziana, piuttosto che in quella madrilena, il reale modello della copia ozierese. Opera di un artista di sicuro mestiere, certamente spagnolo, forse valenziano, nel volto più scavato e tirato, e nell’espressione più contrita, l’Ecce Homo della cattedrale denota l’aggiornamento verso un gusto meno incline alle sdolcinatezze del Masip e più prossimo al sofferente misticismo delle figure del Theotokópoulos. Degna di non minore attenzione è la coeva cornice lignea barocca, in foglia d’oro, che conferisce al dipinto quel grado di monumentalità che gli si addice. (Gian Gabriele Cau)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000159095
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro​
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari e Nuoro
  • DATA DI COMPILAZIONE 2008
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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