Dante Alighieri
dipinto,
Rapisardi, Michele (1822-1886)
1822-1886
Entro cornice nera
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Catanese
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ATTRIBUZIONI
Rapisardi, Michele (1822-1886): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
- LOCALIZZAZIONE Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
- INDIRIZZO Via Biblioteca, 13, Catania (CT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fa parte della "Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino" di Catania, istituzione allocata in un'ala del complesso monumentale dell'ex monastero dei Benedettini di S. Nicolò l'Arena. La collezione raccoglie opere di diversa provenienza: le opere dell'ex monastero benedettino acquisite dal Comune di Catania a seguito della soppressione degli ordini religiosi, la collezione facente parte della Biblioteca Museo "Mario Rapisardi", acquisita dal 1912 dal Comune di Catania per donazione del Comitato Esecutivo della II Esposizione Agricola Siciliana, a sua a volta acquirente nel 1911 e i dipinti del lascito del barone Antonio Ursino Recupero (1925). Alcune opere tra disegni e dipinti sono frutto di donazioni successive. Su proposta della Soprintendenza di Catania, che ha condotto la verifica d'interesse culturale ex art. 12 D.Lgs. 42/2004, l'Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ha riconosciuto il rilevante interesse della “Collezione storico artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”, emanando il vincolo con D.D.S. n. 121 del 24 gennaio 2014. L'opera in oggetto, raffigurante un pensoso Dante Alighieri in una terrazza dalle mura merlate, proviene della citata donazione dell'avvocato Antonio Ursino Recupero. Nel testamento redatto il 27 marzo 1924, questi infatti dispone che, alla sua morte, siano legati al Comune di Catania alcuni caseggiati di proprietà e "parimenti tutti i miei libri, opuscoli, giornali stampe, manoscritti [...] compresi i ritratti grandi dei miei e quelli del Vescovo Ventimiglia, di V. Bellini e di Dante, tutti ad olio su tela". Una nota manoscritta sul telaio e l'Inventario del 1938 ne attribuiscono la paternità al catanese Michele Rapisardi, “pittore corretto ed elegante”, definizione che il cugino e poeta Mario Rapisardi dettò per la lapide ancora oggi posta sulla casa natia di via Coppola. Nato nel 1822, Michele è avviato alla pittura dal padre Giuseppe, rinomato nell’ambiente locale per la ritrattistica e i soggetti sacri. Nel 1843, grazie alla pensione del Decurionato di Catania, si trasferisce a Roma presso lo studio del messinese Natale Carta, accademico di S. Luca ed esponente del neoclassicismo più aderente al dettato di Vincenzo Camuccini. In questa intensa fase accademica di studio, in cui acquisisce i principi tecnici ed estetici della formazione attraverso il disegno del nudo, dell’antico e dei capolavori del Rinascimento, Michele si rivela molto dotato e minuzioso, in particolare negli studi di anatomia e panneggio; l'esercizio grafico sarà sempre considerato non solo strumento di studio e preparazione, ma mezzo espressivo autonomo, tanto da costituire un corpus pervenutoci quasi intatto grazie al fratello Francesco, che lo dona insieme ad alcune tele al Comune di Catania nel 1912, oggi al Museo Civico Castello Ursino. Fanno parte di questa donazione l'autoritratto ovale entro una cornice dorata e intagliata e l'autoritratto a matita dell'album 8029 che riporta la data 1845. Mentre i saggi accademici si mantengono fedeli alle regole compositive classiciste, le copie dei maestri rinascimentali mostrano attenzione ai modi del purismo romantico neoquattrocentesco, che nell’ambiente romano era rappresentato a Roma da artisti come Overbeck e Tenerani. La proroga del Decurionato permette al pittore di proseguire la sua formazione a Firenze (1847-‘49), città in cui studia con attenzione i pittori del Tre e Quattrocento, in particolare Beato Angelico; rispetto a Roma, dove lo Stato Pontificio controlla e censura ogni cedimento ideologico-politico, Firenze offre un ambiente culturale più aperto e stimolante, che dalla Francia accoglie il tema della condanna alla tirannide. Nei soggetti a tema patriottico e storico affrontati in quel periodo, Michele Rapisardi mantiene una collocazione politica moderata rispetto alle istanze indipendentistiche che sfociano nell’insurrezione del 1848 e che impegnano invece in prima persona una generazione di artisti militanti, tra i quali molti siciliani che dopo il fallimento politico raggiungono Firenze da fuoriusciti. Conclusa la prima proroga del pensionato e in attesa del rinnovo, Michele Rapisardi rientra invece a Catania, in cui trascorre un anno e mezzo impegnandosi nella ritrattistica di gusto romantico, attività ad oggi solo in parte documentata, ma a cui appartengono alcuni dipinti in collezioni private e l’Autoritratto della Biblioteca Museo Mario Rapisardi. La seconda proroga del pensionato gli permette un altro soggiorno a Firenze (1851-‘53) e il viaggio nelle maggiori città d’arte dell’Italia settentrionale. I bozzetti tratti da pale d’altare di Tiziano, Veronese e Palma il Vecchio, mostrano un nuovo interesse per il colore, che sarà sviluppato soprattutto nelle opere a soggetto sacro dalla seconda metà degli anni ’50. A Firenze Rapisardi, pur prendendo atto del rinnovato clima culturale riunito nel circolo del Caffè Michelangelo, non esprime partecipazione diretta alle vicende politiche e sociali, rimanendo sostanzialmente estraneo al tentativo di rinnovare e attualizzare la pittura di storia. Tra i dipinti di ispirazione letteraria o storico-letteraria di questo periodo, vanno ricordati i soggetti danteschi, a cui riferire anche il nostro dipinto, pubblicato da Paladino (1990) come probabile replica di un dipinto del 1850 raffigurante "Dante esule". A conclusione del pensionato, incoraggiato da crescenti successi, dal 1854 il pittore si stabilisce a Firenze, dove si afferma definitivamente nel genere storico-letterario, in cui permane l'impronta romantica, e nei soggetti della letteratura d’evasione, che gli permette di esprimere la sua vena onirica e sensuale; successivamente, accogliendo le suggestioni della contemporanea pittura “di macchia”, realizza opere en plein air e studi sugli effetti della luce. Nella sua carriera Rapisardi partecipa a mostre e Promotrici, all'Esposizione Universale del 1861 e a esposizioni internazionali; riceve pubbliche onorificenze e nel 1869 è nominato professore all'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Nonostante la residenza a Firenze, il pittore mantiene per anni un intenso rapporto professionale con la terra natale, lavorando per la committenza ecclesiastica e privata sia a Catania sia in provincia. Un bozzetto inedito della pala raffigurante L'Immacolata, dipinta nel 1858 per la chiesa S. Placido a Catania, si conserva nella stessa Collezione Ursino Recupero. In tutte le opere il soggetto prediletto è la figura femminile, di cui l'artista coglie i vari aspetti estetici e psicologici; da una parte i nudi, che raffigura ad esempio come Bagnanti, Veneri, Odalische e Sirene dalla raffinata sensualità, dall'altra le protagoniste dei temi shakesperiani e goethiani, come Ofelia, il cui sguardo intenso comunica la fragilità mentale causa della tragica morte. La sua opera più famosa rimane la grande tela de I Vespri Siciliani (1864-'65), oggi al Museo Civico Castello Ursino di Catania: un soggetto appartenente alla tradizione romantica in cui si ritrae nel personaggio che emerge dalla folla brandendo un pugnale
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà mista pubblica/privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382120
- NUMERO D'INVENTARIO 509
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
- DATA DI COMPILAZIONE 2020
- ISCRIZIONI Sul telaio - pittore michiele rapisardi / pinse in Firenze 1854 - a matita - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0