crocifissione

dipinto murale,

Personaggi: Cristo; Madonna; Santa Maria Maddalena. Figure: apostoli; due ladroni; uomini; donne; cherubini; angeli; cavalieri. Animali: cavalli

  • OGGETTO dipinto murale
  • AMBITO CULTURALE Ambito Umbro-senese
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Meo Da Siena
    Maestro Dei Dossali Di Subiaco
  • LOCALIZZAZIONE chiesa monastica
  • INDIRIZZO via dei Monasteri, Subiaco (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La grande "crocifissione" appartiene al ciclo di affreschi della prima campata della chiesa superiore del Sacro Speco, che rappresentano "storie della vita di Cristo" inserite in un ricco apparato decorativo caratterizzato da cornicioni finto prospettici e fasce a fregi vegetali intercalati da medaglioni con busti di angeli. La maggior parte degli studi critici hanno attribuito l'impresa pittorica a seguaci di Meo da Siena (Hermanin, 1904; Gnoli, 1923; Van Marle 1925; Coletti, 1941; Toesca, 1951; Offner, 1962), considerandolo un episodio tardo, oltre la metà del XIV secolo se non dopo, forse riferibile al governo dell'abate Bartolomeo II (1362-1369). Si deve a Federico Zeri (Catalogo della VI mostra di restauri dell'Istituto centrale del Restauro, Roma 1948, nn. 82-83) un cambiamento di prospettiva per aver assegnato i dossali conservati nella sacrestia del Scro Speco ad un Maestro dei dossali di Subiaco, attivo in epoca anteriore a quella indicata per gli affreschi in questione, cronologicamente assai prossimo allo stesso Meo da Siena, stimolo per una riconsiderazione attributiva e temporale degli affreschi stessi. Il Boskovits nel 1973 (Pittura umbra e marchigiana fra medioevo e rinascimento, Firenze 1973, pp. 14-15) riafferma la presenza di Meo da Siena, anche se con aiuti, intorno alla metà del terzo decennio XIV secolo, quindi in epoca anteriore a quella tradizionalmente assegnata all'impresa. Nel 1982 Maria Luisa Cristiani Testi (Gli affreschi del Sacro Speco, in I monasteri Benedettini di Subiaco, Milano 1982, pp. 132-191) torna a riproporre la datazione al governo di Bartolomeo II e il riferimento a tardi seguaci del suddetto pittore senese, tra i quali individua almeno tre distinte personalità, guidate da un unico capo bottega che chiama convenzionalmente Maestro Trecentesco. Tra i motivi che spingono la studiosa ad una datazione oltre la metà del XIV secolo c'è anche la considerazione che l'abate Bartolomeo, di origine senese, proveniva da un priorato perugino, elementi che danno ragione della scelta di una bottega quale quella dei seguaci di Meo da Siena, pittore in realtà attivo a Perugia. Qualche anno dopo, invece, Filippo Todini (Pittura umbra dal Duecento al primo Cinquecento, Milano 1989, pp. 134-135) assegna gli affreschi della prima campata a un artista umbro che identifica nello stesso Maestro dei Dossali di Subiaco, indicandone genericamente il periodo di attività entro la metà del XIV secolo. Nel 1992 anche Serena Romano, valutata la questione attributiva secondo le indicazioni di Zeri e Todini, accoglie l'ipotesi di datazione dei dipinti entro la metà del Trecento. La studiosa ritiene difficile trascinare la cronologia fino agli anni '60 del secolo mantenendo intatte e invariate le caratteristiche di stile, considerando che Meo da Siena è documentato a Perugia nel 1319 e che muore prima del 1334 e che l'unica data disponibile per l'opera del Maestro dei Dossali di Subiaco è attorno agli anni '30. La Romano avanza l'ipotesi di una realizzazione degli affreschi prima della peste del 1348, verosimilmente intorno al 1340. Negli anni della Peste Nera, infatti, e in quelli di poco successivi che vedono una violenta crisi nella vita conventuale del Sacro Speco, poi risolta con l'avvento dell'abate Bartolomeo, apparirebbe fuori luogo un impresa così impegnativa, che coinvolse anche altri ambienti del monastero quali la Scala Santa e la Cappella della Madonna
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201221765
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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