Madonna con Bambino
icona,
Aquili Antonio Detto Antoniazzo Romano (cerchia)
1435- 1440/ 1508-1512
Personaggi: Madonna; Gesù Bambino
- OGGETTO icona
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ATTRIBUZIONI
Aquili Antonio Detto Antoniazzo Romano (cerchia)
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Maria della Quercia
- INDIRIZZO p.zza del Santuario, s.n.c, Viterbo (VT)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera si può inserire in quel folto gruppo di dipinti su tavola, ancora oggi rintracciabili in diverse chiese laziali, in musei e collezioni private, realizzati sulla scia dell'esempio di Antoniazzo Romano e della sua bottega che, tra l'ultimo quarto del XV secolo e l'inizio del successivo, produssero un elevato numero di copie tratte da icone antiche conservate nelle chiese romane. Si tratta di immagini famose, di cultura bizantineggiante, al centro di una devozione sempre viva a Roma ma che venne ulteriormente alimentata dalla generale ripresa del culto mariano proprio a partire dagli anni settanta del Quattrocento, durante il pontificato di Sisto IV Della Rovere (1471-1484). La "Madonna con Bambino" conservata in S. Maria della Quercia ha il suo prototipo in un'icona duecentesca custodita nella Chiesa di S. Maria del Popolo a Roma, la cui popolarità è testimoniata dall'esistenza di diverse altre copie, tutte attribuite a seguaci della maniera di Antoniazzo. Tra queste, la tavola che iconograficamente più si avvicina al dipinto di Viterbo, ma che presenta una versione qualitativamente più elevata, è la "Madonna di S. Maria del Popolo" già nella collezione Loeser di Firenze, che Anna Cavallaro attribuisce a un pittore pinturicchiesco della cerchia di Antoniazzo, realizzata negli anni della maturità del maestro (cfr. A. Cavallaro, "Antoniazzo Romano e gli antoniazzeschi. Una generazione di pittori nella Roma del Quattrocento, Udine, 1992, scheda 46 a p. 216). Le sembianze della Vergine di fatto si avvicinano alle Madonne antoniazzesche della metà degli anni settanta del Quattrocento che, anche grazie all'uso di cartoni, venivano ripetute in bottega fino ai primi anni del Cinquecento. Diversi dettagli iconografici dell'immagine duecentesca sono fedelmente ripresi: l'anello nella mano sinistra della Madonna, la foggia della sua mantellina decorata da stelle dorate, la fisionomia dei volti, il nimbo crociato del Bambino, la postura delle due figure così come i caratteri bizantineggianti della loro espressione severa e astratta. La fedeltà al modello si estende anche ai particolari "alla greca" della fascia sul braccio della Vergine e alle lumeggiature in oro sulle vesti del Bambino. L'unica variante è costituita dal ricco damasco a fiorami che sostituisce il fondo d'oro liscio del prototipo, un particolare questo che ricorre anche nelle copie da altre icone tanto da diventare una sorta di firma dell'Aquili e della sua bottega, a conferma del fatto che si tratta di un gruppo più o meno omogeneo di opere derivante da un unico ambiente culturale. Un'altra copia della stessa immagine si trova sull'altare maggiore della Chiesa di S. Maria del Gonfalone a Roma
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201220856
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 2011
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0