Annunciazione

dipinto,

Personaggi: Maria Vergine; San Gabriele Arcangelo. Attributi: (San Gabriele Arcangelo) giglio. Figure: angeli; cherubino. Simboli: colomba dello Spirito Santo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Manenti Vincenzo (1600/ 1674)
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Bartolomeo
  • INDIRIZZO via Trisulti, 8, Collepardo (FR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Liliana Barroero riconosce in quest'opera una delle migliori creazioni del pittore Vincenzo Manenti, interpretando correttamente la firma dell'artista che Corrado Maltese nel 1961, in occasione di una mostra di opere d'arte restaurate dalla Soprintendenza alle Gallerie del Lazio, pubblicava come "Manetti f. 1664". La lacunosità dei documenti d'archivio aveva indotto ad avanzare diverse ipotesi circa l'attribuzione della tela, assegnata senza alcun fondamento prima al Cavalier d'Arpino ("La Certosa di Trisulti. Cenni storici per un monaco benedettino", Tournai 1912 p. 29), poi a Giuseppe Caci (A. Taglienti, "La certosa di Trisulti. Ricostruzione storico-artistica", Tipografia dell'Abbazia di Casamari, 1979, pp. 44 e 142-143), artista poco noto al quale in realtà si deve la decorazione ad affresco della volta della navata centrale della chiesa, stilisticamente e qualitativamente molto lontana dal dipinto della sacrestia. Nel 2000 Isabella del Frate e Giorgio Guarnieri hanno accolto la proposta della Barroero, inserendo l'Annunciazione nel catalogo del pittore di Orvinio, al quale gli studiosi attribuiscono l'intera decorazione della sacrestia, il cui rinnovamento viene promosso dai padri certosini di Trisulti nel corso della prima metà del Seicento. La pala d'altare, infatti, posta in corrispondenza della figura di Dio Padre dipinto sulla volta della cappella dell'Annunziata, completa concettualmente e visivamente le storie dedicate al mistero della maternità di Maria, affrescate tra il 1641 e il 1650, alle quali è collegata da indubbie affinità linguistiche. Formatosi nella bottega del padre Ascanio, da cui Vincenzo assimila l'impostazione roncalliana sulla quale, in una prima fase di elaborazione stilistica, si sovrappongono anche elementi derivati dal Cavaliere d'Arpino, intorno agli anni '40 il pittore va definendo una sua autonomia artistica che si esprime nella formulazione di un linguaggio più discorsivo e narrativo, nella predilezione per la tavolozza più chiara e luminosa, nell'adesione alle tendenze classiciste di matrice bolognese che si erano affermate nella cultura romana dai primi decenni del XVII secolo. È soprattutto all'esempio di Annibale Carracci e Domenichino che il Manenti guarda nel dipingere l'"Annunciazione" di Trisulti, dove mostra di aver maturato uno stile severo, che mira alla chiarezza espressiva e stempera il naturalismo moderno con aulicità e compostezza d'ispirazione classica. Assonanze stilistiche avvicinano questo quadro ad altre opere attribuite allo stesso Manenti, conservate in chiesa, come la pala dell'altare maggiore raffigurante la Madonna con Bambino tra San Bartolomeo e San Bruno e quella della cappella delle Reliquie con la Madonna che appare a S. Bruno, anch'esse immagini di matrice tardo manierista aggiornate a modelli d'indirizzo classicista
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201220804
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone e Latina
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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