storie della vita della Madonna
dipinto murale,
Manenti Vincenzo (attribuito)
1600-1674
I dipinti sono inseriti entro cornici in stucco che, nella volta della cappella, sono alternativamente di forma ovale e triangolare, corrispondenti queste ultime alle unghie della volta sulle finestre, disposte intorno a un riquadro rettangolare centrale e decorate con motivi a festoni di alloro, maschere e figure femminili fantastiche terminanti in spirali vegetali
- OGGETTO dipinto murale
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ATTRIBUZIONI
Manenti Vincenzo (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Bartolomeo
- INDIRIZZO via Trisulti, 8, Collepardo (FR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ciclo di dipinti, realizzato in occasione del rifacimento della sacrestia avvenuto intorno alla metà del XVII secolo, ha avuto una prima attribuzione a Fra Francesco David, monaco della certosa che nell'ultimo trentennio del Seicento risulta particolarmente impegnato nei lavori di abbellimento di Trisulti. L'ipotesi, avanzata da Atanasio Taglienti, risulta priva di conferme documentarie e stilistiche. Di fatto i libri di amministrazione conservati in monastero, citati dallo studioso, non indicano con precisione né gli affreschi né l'artista che li compie bensì scalpellini, stuccatori e falegnami che realizzarono lavori di spicconatura della volta, stuccatura e doratura, montaggio di armadi e ponteggi eseguiti tra il 1640 e il 1651. I dipinti, di buona qualità, rivelano una personalità che ha saputo assimilare la lezione del classicismo romano di matrice carraccesca, distante dai modi più incerti del pittore certosino. Nel 2000 Isabella del Frate e Giorgio Guarnieri hanno attribuito la decorazione della sacrestia a Vincenzo Manenti sulla base delle indubbie affinità linguistiche con altre opere certamente eseguite dal pittore di Orvinio. In particolare, questi dipinti sono stilisticamente e tematicamente vicini agli affreschi con le Storie della vita della Vergine che decorano la volta della prima cappella a destra della chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a Rignano Flaminio, datati al quarto decennio del Seicento che, a loro volta, ripropongono modi e soggetti già affrontati con successo in una delle tre sale dell'Episcopio di Rieti che Manenti realizzò nel 1637. I tre cicli pittorici replicano tipologie e modelli compositivi, piccole scene inserite in un ricco ornamento a stucco, contraddistinte da un carattere descrittivo di semplice e piacevole lettura. Negli affreschi di Trisulti, realizzati tra il 1641 e il 1650, lo stile narrativo tipico dell'artista sabino si esprime attraverso un cromatismo intenso e luminoso, una semplificazione delle forme, mentre le vicende sacre vengono calate nella realtà naturale, ricondotte ad una dimensione umana e familiare. Come ha sottolineato Isabella Del Frate, la replica a volte fedele di invenzioni del Manenti induce a supporre l'utilizzo da parte degli aiuti dell'artista di cartoni preparatori conservati nella bottega. Ne è un esempio la scena con la Fuga in Egitto, felice invenzione realizzata per l'Episcopio di Rieti, riproposta senza variazioni significative a Rignano, a Trisulti e nella chiesa di Sant'Andrea a Paliano. Già verso la fine del terzo decennio il pittore aveva maturato un'autonomia di linguaggio che lo porta ad aggiornare i modi tardo manieristi di stampo roncallesco e arpinesco, dovuti alla sua prima formazione nella bottega del padre, con i nuovi orientamenti classicisti della cultura romana, in particolare di stampo bolognese. Un percorso stilistico che viene confermato anche negli affreschi di Trisulti dove la stessa studiosa, in alcune scene, ha rilevato una puntuale derivazione da modelli autorevoli di quella corrente artistica, come nel caso della raffigurazione di Dio Padre, che riprende un particolare iconografico del dipinto con la Natività della Vergine di Annibale Carracci, già nel Santuario di Loreto, oggi al Louvre. Un richiamo preciso si può riconoscere anche nell'immagine dell'Assunta al centro della volta della sacrestia, dove la posizione della Madonna e la resa stilistica ripropongono in modo quasi speculare un modello elaborato ancora una volta da Annibale Carracci, ma ripreso anche da Domenichino e Carlo Maratti. Nella stessa scena si può ravvisare un'altra citazione, secondo un metodo dell'assemblaggio che è proprio del Manenti, nella figura dell'apostolo Giovanni, in piedi a sinistra, copiata da quella della Maddalena in preghiera nella Crocifissione di Crostoforo Roncalli nel Santuario di Loreto
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201220803-0
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 2011
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0