Copia della Planimetria del sistema delle condutture d'acqua di Villa Belvedere e delle adiacenze. Riproduzione, in copia, del sistema idrico della Villa Aldobrandini e del territorio circostante
china e acquerello su carta copia,
Salvi Gaspare (1786/1849)
1786/1849
- OGGETTO china e acquerello su carta copia
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MATERIA E TECNICA
CARTA
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ATTRIBUZIONI
Salvi Gaspare (1786/1849): disegnatore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Civico Tuscolano
- LOCALIZZAZIONE Scuderie Aldobrandini
- INDIRIZZO Piazza Guglielmo Marconi, 6, Frascati (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel 1562 Pio IV concedeva alla Comunità di Frascati di condurre in Città le acque provenienti dal Monte Algido (territorio di Rocca Priora) mediante un acquedotto pubblico. Nel 1605 il cardinale Pietro Aldobrandini - che, già da due anni, era divenuto proprietario delle stesse acque della Molara per volere del Papa Clemente VIII (1592-1605) - concedeva alla Comunità di Frascati dieci once d'acqua (quest'ultima, già incanalata nella proprietà Aldobrandini per la Villa e le sue fontane); la Comunità si impegnava, nel contempo, a provvedere alle spese necessarie per la creazione delle condutture di collegamento verso la fontana pubblica. Per alimentare, inoltre, il lavatoio - realizzato nella piazza della Città - Papa Paolo V (1605-1621) aggiunse altre due once nel 1615. Parte di questi privilegi fu, tuttavia, revocata nel 1622 per volere di Olimpia Pamphili Aldobrandini che - reputando la concessione del fratello provvisoria e non perpetua nel tempo - ridusse la quantità d'acqua da dieci ad otto once. I contrasti tra la famiglia Aldobrandini e la Comunità di Frascati si acuirono nel 1822 quando la stessa Comunità si rifiutò di pagare l'affitto di 300 scudi per la mola che era stata realizzata nella proprietà Aldobrandini (1794).Al rifiuto la nobile famiglia rispose - dapprima - con l'interruzione dell'erogazione dell'acqua verso la Città e, in un secondo momento, con l'intenzione di concedere (per un tempo stabilito) solamente otto once; la Comunità, di contro, rivendicò le dieci concesse dal cardinale Pietro e accusò gli Aldobrandini di essere i responsabili della scarsezza dell'acqua e del grave inquinamento che ne rendeva impossibile l'utilizzo. Si avviò, pertanto, una lunga causa legale che fu dibattuta dalla Sacra Rota a partire dal 1825; della controversia si ha una cospicua documentazione (parte integrante ne sono anche numerose planimetrie e perizie redatte tra il 1828 ed il 1833) conservata sia presso l'Archivio Storico Aldobrandini di Frascati (serie Acque), sia nell'Archivio Storico Comunale della stessa Città (serie Cause, bb. 348, 353-359) nonché nell'Archivio Segreto Vaticano (fondo Archivio Borghese). Della documentazione fanno parte anche tre disegni presenti nel Museo Tuscolano (inv. 156-158), dai quali emergono le ragioni dell'una e dell'altra parte: nelle piante del Salvi (a favore della Comunità) è evidente il collegamento diretto tra il sistema idrico della Villa con l'acquedotto pubblico; in quelle del Canina e del Palazzi (a favore della nobile famiglia) è posta in risalto, invece, la distinzione dei due sistemi. Dopo annose vicende, con la sentenza - emanata il 22 dicembre 1832 - gli Aldobrandini furono riconosciuti come proprietari indiscussi dell'acqua ceduta al cardinale Pietro dal Papa Clemente VIII (in occasione della costruzione della Villa Belvedere) ma, nello stesso momento, furono obbligati alla restituzione delle dieci once concesse, un tempo, dal Cardinale alla Comunità di Frascati. Nello stesso anno, la nobile famiglia si adoperò per la creazione del "nuovo acquedotto", che permetteva alle acque, provenienti dalla "Rifolta" e dalla "mola a grano", di confluire in una nuova vasca detta "Rifolta del nuovo Montano" e di giungere, infine, nel "Chiavicone" di scarico separato dal sistema idrico pubblico; ciò permise di risolvere, definitivamente, la questione. Le planimetrie mostrano il lungo percorso dell'acqua che, dalla fonte, attraversava la proprietà Aldobrandini e raggiungeva il centro cittadino. Nel disegno in oggetto - indicato come "Tav: II. 1829" e firmato "Gaspare Salvi Archit.o Ingeg.e" - è riprodotto, in copia, il sistema idrico della Villa Aldobrandini e del territorio circostante; alla planimetria originale era allegata una perizia redatta il 28 dicembre 1828. L'acqua alimentava le fontane "rustiche", il Ninfeo (U) e la "Moletta a grano" (C) fino ad arrivare alla fontana della Cavallerizza (B), in corrispondenza della quale - al di sotto - vi era il "Conservone" delle acque (X). Da qui essa defluiva in un sistema di articolati processi depurativi e distributivi (F-I) e si immetteva - attraverso il "Braccio di Forma di Frascati" (E) - nel condotto pubblico proveniente da Marino (A). Nel disegno, inoltre, è segnalato il percorso alternativo (O) che, in caso di eccessivo afflusso, collegava direttamente il bottino regolatore (F) - presente sotto la Fontana della Cavallerizza - con il Braccio di Forma (E). Lungo il tragitto vi erano ulteriori bottini di depurazione (L, M); da quello, sito nei pressi del "Sepolcro di Lucullo", l'acqua attraversava delle "condutture di piombo" per sgorgare dalla fontana della piazza San Pietro. Nella pianta vengono indicati alcuni edifici sacri della Città, tra cui: la Cattedrale, l'originaria chiesa delle Scuole Pie (con la piazzetta ed i palazzi antistanti) e la chiesa del Gesù. Nella planimetria, infine, sono riportati anche i condotti: Spada (P); Marconi (Q) e Conti/Cesarini (R)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201059099
- NUMERO D'INVENTARIO 156
- ENTE SCHEDATORE Comune di Frascati
- DATA DI COMPILAZIONE 2017
- ISCRIZIONI in basso a destra - Gaspare Salvi Archit.o Ingeg.e - Salvi Gaspare - a penna - italiano
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0