episodi della vita di San Girolamo
dipinto,
1604-1605
ciclo composto da tre lunette decorate da scene figurate; sotto ogni scena, finti cartigli con iscrizioni e stemma centrale
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Zampieri Domenico Detto Domenichino (1581/ 1641)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Onofrio al Gianicolo
- INDIRIZZO Piazza di Sant'Onofrio, 2, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il ciclo è attribuito con certezza a Domenico Zampieri detto Domenichino già dalle fonti seicentesche (Mancini; Baglione; Bellori). Le stesse fonti forniscono indicazioni sulle circostanze che avrebbero portato alla commissione dell'opera (Baglione; Bellori): il committente, cardinale Girolamo Agucchi, dopo un iniziale periodo di scarsa considerazione delle doti del giovane artista, sarebbe stato convinto a mutar parere per intercessione del fratello Giovan Battista Agucchi, all'epoca protettore di Domenichino e segretario del cardinale Pietro Aldobrandini, nonché suo consulente in materia d'arte. Nell'inventario dei dipinti del cardinale Aldobrandini, redatto da G. B. Agucchi nel 1603, figurano ben quattro dipinti del giovanissimo Domenichino, da poco arrivato a Roma, e uno di questi viene identificato con la "Visione di san Girolamo" ora alla National Gallery di Londra (Baker/ Henry, 1995). Secondo le fonti il cardinal Agucchi avrebbe commissionato gli affreschi per S. Onofrio in seguito al grande apprezzamento per la "Liberazione di san Pietro", offerta dal Domenichino al cardinale, titolare di S. Pietro in Vincoli, su suggerimento di G. B. Agucchi. Le relazioni degli Agucchi con il convento di S. Onofrio sono documentate e risalgono probabilmente al tempo (1592-1596) in cui titolare era loro zio, il cardinale Filippo Sega, sepolto nella chiesa. Le indicazioni delle fonti sulla committenza dei dipinti forniscono termini piuttosto stretti per la loro datazione, da collocarsi tra il settembre 1604, quando la "Liberazione di san Pietro" viene mostrata al pubblico, e l'aprile 1605, quando muore il cardinal Agucchi. Pur rilevando una certa discontinuità e indubbia evoluzione stilistica nella concezione delle tre scene, particolarmente sottolineata da Borea (1965) ma con argomenti giustamente ridimensionati da Spear (1982), la critica concorda nel ritenere che l'esecuzione non debba essersi protratta di molto oltre la data della morte del committente. Il soggetto scelto è in evidente rapporto con il nome del committente ma soprattutto con il luogo destinato ad accoglire i dipinti. La più approfondita analisi del piccolo ciclo dal punto di vista iconografico è stata proposta da Spear (1966) che sottolinea l'allusione, presente nei tre dipinti, alla città di Roma come autorità spirituale ma anche come duplice tentazione sul piano intellettuale e su quello più decisamente mondano. Per quanto riguarda "invenzione" e stile la critica concorda generalmente nel rilevare una forte dipendenza da temi e modi di Annibale Carracci, legame storicamente ovvio ma rafforzato dall'ipotesi che Domenichino in questo periodo, oltre a collaborare alle pitture della Galleria Farnese, sia intervenuto nell'esecuzione della pala d'altare della Cappella Madruzzo (vedi scheda); fa eccezione Pepe (1961) che singolarmente riscontra nel ciclo di S. Onofrio un "rifiuto (...) chiaramente rivolto verso le esperienze (...) di Annibale". Da molti autori sono stati trovati diversi riferimenti evidenti a figure dipinte da Annibale, tuttavia Spear (1966; 1982) ipotizza che fonte d'ispirazione diretta del Domenichino in questo suo primo incarico come pittore di "storie" siano stati soprattutto i disegni carracceschi, a questa data probabilmente in larga misura in suo possesso. Per maggiori dettagli sulla vicenda critica si vedano le schede dei singoli dipinti. Nibby nel 1839 vede gli affreschi "pregevolissimi (...) ma dal tempo maltrattati (...) per difenderli dalle ingiurie delle stagioni (...) coperti con cristalli"
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente straniero in Italia
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200820596-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2000
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0