decorazione pittorica, ca 1525 - ca 1549

La decorazione è strutturata in riquadri rettangolari e ovali

  • OGGETTO decorazione pittorica
  • ATTRIBUZIONI Del Conte Jacopino (1510/ 1598)
    De Rossi Francesco Detto Francesco Salviati (1509/ 1563)
    Ligorio Pirro (1513/ 1583)
    Franco Battista Detto Semolei (1510/ 1561)
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In riferimento all'attività della Confraternita, l'oratorio viene menzionato negli Itinerari da Francino (1588), De Rossi, Roisecco, Vasi e Nibby. Nelle guide viene dato grande rilievo al ciclo di affreschi. Lewine afferma che il primo affresco realizzato all'interno dell'oratorio fu quello di Jacopino Del Conte nel 1536-1537 e che l'intero programma decorativo fu elaborato sulla base di quello della Cappella Sistina. Keller conferma l'ipotesi di Lewine. Passiamo in rassegna i vari soggetti affrescati sulle pareti dell'oratorio, offrendo sinteticamente le relative notizie storico-critiche. PARETE NORD: Il primo in ordine cronologico è quello con "La Predica del Battista" eseguito da Jacopino Del Conte. Il dipinto, forse, fu commissionato inizialmente a Perin del Vaga e a testimonianza di ciò resta un disegno di Perin del Vaga conservato all' Albertina di Vienna. Secondo Weisz il dipinto di Jacopino d. Conte segna un momento decisivo nella pittura romana del sec. XVI. Il pittore abbandona il classicismo post-raffaellesco e matura nella Roma di Michelangelo e Giulio Romano. Cheney nota come i due uomini con il turbante in primo piano, derivino dai disegni di Perin del Vaga per S. Luca e S. Matteo in S. Marcello al Corso, a loro volta tratti dalla Sistina. Freedberg ritiene questo dipinto"alandmark of high Maniera accomplishment". Per quanto riguarda l'iconografia del ciclo, Weisz riconosce in questa parete N il tema della missione che sottolinea il parallelismo con la vita di Cristo. Sulla stessa parete vi è l'altro dipinto di Jacopino d. Conte "Il Battesimo di Cristo" attribuito all'artista da Vasari. Si nota nel dipinto come il pittore assorbe le diverse influenze di Perin d. Vaga e Michelangelo, fonde il decorativo e l'espressivo, il monumentale e l'ornato, secondo Cheney. Cristo e Battista, figure monumentali, risultano aggraziate rispetto alle figure del fondo in cui si rileva il richiamo alla Sistina. La figura del fiume Tevere in primo piano, oltre a proporre ilparallelismo Giordano-Tevere, richiama le tombe dei Medici di Michelangelo. Weisz individua un omaggio alla Sistina nella figura di Dio Padre. L'intera scena con il Battesimo di Cristo si ritrova in un'incisione di F. Rosaspina che secondo il Popham riflette un tardo disegno di Perin d. Vaga per un progetto del Duomo di Pisa. PARETE OVEST: su questa parete operò F. Salviati con le scene della Natività del Battista e la Visitazione insieme ad altri riquadri a monocromo (Pace; Verità svelata dal Tempo...). La Natività secondo Pinna rivela un influsso veneto dettato dal clima della Controriforma; per Weisz i putti e le figure delle inservienti richiamano alla cappella Sistina; di derivazione toscana è la donna che avanza dal fondo con il desco. Elemento di novità è l'offerta delle colombe ad Elisabetta, di solito citazione associata alla scena della presentazione al tempio. La scena fu disegnata anche da J. d. Conte di cui resta un'incisione di G. Bonasone. La Visitazione rivela l'equilibrio raggiunto da Salviati tra formazione sartesca ed esperienza romana, tanto che Vasari la giudica come migliore opera dell'artista davanti a cui tutta Roma restò ammirata. Nei volti delle figure, nei gesti, nelle posizioni si scorgono continui riferimenti ai cartoni raffaelleschi oltre che alla Sistina, tuttavia fonte di ispirazione per Salviati fu anche l'opera di P. d.Vaga in Trinità dei Monti oltre al Ghirlandaio nella Cappella Sassetti in S. Trinita a Firenze. Hirst legge la scena della Visitazione come trasformata in "evento pubblico". Un disegno preparatorio a penna dell'affresco si trova al British Museum. Vicino la Natività, intorno alla finestra, Salviati eseguì i monocromi con la Verità e la Pace (o Vittoria?): l'identificazione dei soggetti si deve a Keller mentre a Cheney l'attribuzione a Salviati per motivi stilistici. Sempre su questa parete O, vi è la scena monocroma di J.d.Conte con Zaccaria uscito dal Tempio tratto dal Vangelo di S. Luca e quella dell'Annuncio a Zaccaria che per Vasari sarebbe stato commissionato dai confratelli G. da Ceppedello e Battista da Sangallo e fu eseguito prima della Visitazione di Salviati. L'opera è datata da Moschini, Zeri e Cheney al 1535. Il tema iconografico trova precedenti nel chiostro dello Scalzo di A. d. Sarto e a S. Maria Novella del Ghirlandaio. Alcuni hanno identificato il confratello Michelangelo nel volto ritratto a sinistra (Moschini). Nella scena la monumentalità michelagiolesca è filtrata dall'esperienza fiorentina. PARETE SUD: Su questa parete, ai lati dell'altare, Salviati affrescò due santi apostoli (Andrea e Bartolomeo). Ad Hirst si deve la scoperta della documentazione relativa a questi dipinti nel Libro delle entrate e delle uscite dell'Arciconfraternita in cui il 26 agosto 1550 si ordina di "disfare il palco" usato dal Salviati per dipingere gli apostoli.Vasari data questi affreschi successivamente alla Cappella del Pallio in Palazzo della Cancelleria. Evidenti sono le influenze (segue in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200257152A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1992
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

BENI COMPONENTI

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