martirologio, Strage degli innocenti, Madonna dei Sette Dolori

dipinto, 1580 - 1585

ciclo composto da riquadri di forma retangolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Tempesta Antonio (1555/ 1630)
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa di S. Stefano Rotondo
  • INDIRIZZO via S. Stefano Rotondo, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE gli affreschi, benché non facenti tutti parte della medesima iconografia, sono strettamente connessi tra loro. Il ciclo fu certamente dipinto interamente nel 1582: ricordato per la prima volta dall'Ugonio come eseguito durante il pontificato di Gregorio XIII, è stato attribuito al Tempesta a partire dalla Descrizione di Roma Moderna del 1697. L'attribuzione è in linea di massima da confermare, anche se è evidente la partecipazione - e ciò può spiegare il silenzio del Baglione in merito - di aiuti e collaboratori, fra i quali probabilmente lo stesso Niccolò Circignani, come appare nella scena della decapitazione dei ss. Primo e Feliciano. Oltre a questo fattore, la contemporaneità va supposta anche in base al legame tematico con il Martirologio dalla Strage degli innocenti e dalla Madonna dei Sette dolori e dalla conseguente necessità di non scindere, fino a prova contraria, in due momenti l'attività del Tempesta nella chiesa. La contemporaneità non è peraltro esclusa dalle citazioni che l'artista trasse dal Martirologio nel rappresentare alcune delle torture subite dai due santi, le cui reliquie riposavano dal sec. VII nella ciesa del Celio. Il ciclo di affreschi, a commemorazione del martirio subito a Mentana da Primo e Feliciano al tempo di Diocleziano e Massimiano, raffigura in otto episodi i supplizi ai quali il governatore Promoto li sottopose nel vano tentativo di ottenerne l'abiura, fino alla morte per decapitazione. Nel primo affresco è rappresentato invece, con un'iconografia non rara in quegli anni - basti pensare a due episodi della volta della Galleria delle Carte geografiche, dove lavorò anche Tempesta, o all'affresco di Giovanni de' Vecchi nell'Aracoeli - il trasporto dei loro corpi nell'arenario sulla via Nomentana, ove vennero seppelliti e rimasero fino al tempo di Teodoro I. In esso, tipici del Tempesta - si confronti con gli affreschi di Bagnaia e di Caprarola - sono la composizione del paesaggio e la fattura degli alberi, nonché i tipi dei personaggi, in alcuni dei quali è però visibile la mano di aiuti, nonché la presenza di rifacimenti settecenteschi: il ciclo venne restaurato nel 1736, allorché furono riesumate le reliquie e rifatto l'altare, e di nuovo nel 1832; a quest'ultimo intervento sono da riferire le scritte didascaliche, oggi fatiscenti, dipinte a tempera sotto gli episodi (esclusa quella nel cartiglio nel Trasporto e le due contenenti carmi n distici elegiaci sulla parete destra, che sono originali). Negli affreschi il Tempesta mostra di subire l'influsso del Circignani e quindi della corrente storico-naturalistica che si può compendiare nei nomi del Muziano e del Nebbia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente straniero in Italia
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200175600-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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