Papa Clemente XI e il seguito in San Pietro
dipinto
1700 - 1749
Ghezzi Pier Leone (1674/ 1755)
1674/ 1755
Personaggi: Papa Clemente XI; vescovi; cardinali. Interno. Architetture: Basilica di San Pietro
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Ghezzi Pier Leone (1674/ 1755)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo ducale
- INDIRIZZO Piazza Rinascimento, 13, Urbino (PU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte di una serie di tele originariamente destinate ad abbellire una sala della residenza papale di Castelgandolfo e finite successivamente per vie tuttora sconosciute nella patria del pontefice a Urbino e in particolare nella sede del Collegio dei Nobili, in seguito Collegio Raffaello. Nel nobile edificio fu conservata probabilmente per più di un secolo la serie di dipinti, il cui definitivo riconoscimento è dovuto ad Anna lo Bianco, (A. Lo Bianco, P.L. Ghezzi pittore, Palermo 1985) che correttamente l'ha messa in relazione con la notizia della commessa fattene da papa Clemente XI a Pier Leone Ghezzi nel 1710, come da una lettera del Poerson a D'Antin, riferita dal Montaiglon. Oltre che per scopo di arredo i quadri avevano la funzione di lasciare la memoria delle pie occupazioni in cui quotidianamente si impegnava tra una passeggiata e l'altra all'aria fresca dei Castelli, il pontefice, cioè la missione, il catechismo il servizio alla mensa dei poveri. Non vi sono dubbi sulla paternità dei dipinti, a parte le discussioni sollevate circa l'esecuzione materiale dei quadri. Il problema rimane tra l'esecuzione materiale della mano del Ghezzi e quella di aiuti e collaboratori. Al di là dell'analisi stilistica ci sono altre ragione storiche in favore della paternità del Ghezzi, a partire dalle pertinenti osservazioni fatte da A. Lo Bianco sull'importanza dei rapporti che il pittore intratteneva col pontefice, del quale riscuoteva la più ampia fiducia dimostrata dalla nomina a pittore della camera apostolica avvenuta nel 1708 e più tardi dall'affidamento della decorazione della cappella Albani nel 1712. Resta pure sempre misterioso il motivo per cui i sei quadroni voluti dal pontefice per la sua residenza estiva non trovarono qui stabile dimora, migrando invece, a Urbino, nel cosiddetto Collegio dei Nobili dove rimasero fino alla costituzione del Regno d'Italia. Si ipotizza che la serie di dipinti giunsero ad Urbino attraverso la nobile e potente famiglia degli Albani in modi e tempi imprecisati. Se fosse in ogni caso coinvolta nella vicenda la famiglia del papa non ci sarebbe nemmeno necessità di più precisi dettagli per motivare l'assenza dei quadri dalla sede originariamente designata a Castelgandolfo e la loro presenza nella patria appunto degli albani e in un edificio che a Clemente XI doveva stare a cuore. L'opera in questione è frutto della collaborazione tra gli aiuti di Pier Leone Ghezzi; il punto di vista della rappresentazione è dall'alto verso il basso, nella quale traiettoria s'inserisce la figura prorompente di Clemente XI rappresentato con un lungo cero nella mano destra e segue la processione che si sta svolgendo all'interno della chiesa di San Pietro a Roma
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100263331
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale delle Marche
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
- DATA DI COMPILAZIONE 2009
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0