storie della passione di Cristo

dipinto, 1460 - 1467

Gli affreschi sono stati staccati operando nove sezioni. Esse sono state ricomposte nella Pinacoteca Civica di Camerino su un'armatura metallica appositamente allestita che ripropone l'assetto ambientale di provenienza. I dipinti occupano due registri su tre pareti, le due longitudinali voltate a botte, mentre la quarta, corrispondente alla parete dell'altare dell'Oratorio, è interamente occupata dalla crocifissione di Cristo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Maestro Del Patullo (notizie Seconda Metà Sec. Xv)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI De Magistris Simone
    Vincenzo Di Pasqua Da Capogna
    Girolamo Di Giovanni
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Civica e Museo Archeologico
  • LOCALIZZAZIONE Convento e chiesa di S. Domenico (ex)
  • INDIRIZZO Piazza dei Costanti, 1, Camerino (MC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'Oratorio del Patullo, originariamente intitolato a S. Giacomo Maggiore e a S. Cristoforo Martire,era probabilmente annesso alla residenza estiva dei vescovi di Camerino (Bittarelli, 1978; Mazzalupi, 2002). Il committente, ricordato nell'epigrafe dedicatoria che sormonta la porta d'ingresso nella ricomposizione museale, in corrispondenza della porta originaria, è Ansovino di Angeluccio de' Baranciani, notaio e religioso di spicco nella Camerino del '400. Risulta dall'epigrafe canonico della Cattedrale e pievano di Castel San Venanzio. La mancata attestazione della dignità di priore della Cattedrale assunta già nel 1467 suggerisce a Mazzalupi (2002) una retrodatazione del ciclo, generalmente attestato al 1476-1477 sulla scorta di una lettura ottocentesca dell'epigrafe dedicatoria in aggancio al testamento del committente, steso nel settembre 1477 (Santoni; Marcelli, 2002). Il parallelo con gli affreschi padovani della Cappella Ovetari, con particolare riferimento alle Storie dei Santi Giacomo e Cristoforo, delimitate al 1454 ma forse in quell'anno non ancora complete, porta così Mazzalupi a datare il ciclo camerte al 1455 circa e ad attribuirlo a Girolamo di Giovanni, attestato in qualità di `magister` a Padova nel 1450 (2002). L'aggancio con la decorazione degli Eremitani, con particolare riferimento ai dipinti di Mantegna e di Ansuino da Forlì, è evidente nel gusto dell'ambientazione architettonica all'antica, nello studio degli scorci prospettici, nella cura `tattile` di taluni particolari scenografici e nel virtuosismo delle visioni da sotto in su. E' stato proposto anche un aggancio con il Piero della Francesca a Rimini (Marcelli, 2002). E' comunque indiscutibile che quelle suggestioni si innervino su una solida cultura pittorica tradizionale, vuoi basata sull'esempio dei pittori riminesi del Trecento, come Pietro, autore dei dipinti del Cappellone di S. Nicola a Tolentino (Marcelli, 2002), vuoi sull'esempio stesso della Cappella degli Scrovegni e sulla scorta della cultura tardogotica fortemente radicata nelle Marche (Mazzalupi, 2002). Evidenti sono pure gli agganci con la cultura pittorica camerte, in riferimento al gruppo di opere ora ricondotto all'opera del Maestro dell'Annunciazione di Spermento (Marcelli, 2002; Mazzalupi, 2002), ma soprattutto in riferimento all'opera del Boccati, il cui collaboratore Vincenzo di Pasqua da Capogna, attivo nel 1462, è stato ritenuto identificabile con l'autore degli affreschi del Patullo (Marcelli, 2002, su indicazione di De Marchi). Preso atto che l'iscrizione dedicatoria non rende conto della dignità `priorale` del committente assunta tra il 1455 e il 1467, la datazione agli anni '50 ci sembra troppo vicina ai prototipi padovani. Più calzante una datazione agli anni 1460-1467. Sempre a nostro giudizio l'attribuzione a Girolamo di Giovanni proposta dal Mazzalupi non è supportata da agganci sostanziali, ed è contraddetta dal confronto con la Madonna della Misericordia di Tedico, autografa, dove le suggestioni della cultura pittorica rinascimentale, padovana e pierfrancescana, sono reinterpretate con tutt'altra solidità e coerenza (Lucaccioni). I confronti proposti con l'opera del Maestro delle Macchie (Mazzalupi, 2002, p. 376) non sono convincenti né risolutivi, vista la debole possibilità che quel pittore tradizionale e di modeste qualità espressive possa essere identificato con il `magister` Girolamo. Più persuasivo l'aggancio con Vincenzo di Pasqua, di cui non si possiedono però opere autografe su cui impostare un qualsivoglia confronto stilistico
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100206836-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Regione Marche
  • ISCRIZIONI su etichetta, all'esterno, a fianco dell'ingresso - Oratorio del Patullo/ 1969/ Silvestro Castellani - corsivo - a penna -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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