stipo - bottega romana (metà sec. XVIII)

stipo 1740 - 1760

Lo stipo, poggiante su quattri piedi di legno tornito di fattura ottocentesca, è costituito da otto cassetti chiusi da due sportelli ed è interamente decorato con motivi floreali di ispirazione cinese

  • OGGETTO stipo
  • MATERIA E TECNICA bronzo/ doratura
    legno/ tornitura/ pittura/ laccatura
  • MISURE Profondità: 25
    Altezza: 53
    Larghezza: 57
  • AMBITO CULTURALE Bottega Romana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Mazzolari Mosca
  • INDIRIZZO via Rossini, 37, Pesaro (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo stipo inteso come un mobile con cassetti e nicchie funzionale a contenere oggetti preziosi o da toelette e da scrittoio esiste come elemento d'arredo sin dall'antichità, è presente nel Medioevo e nel Rinascimento, ma è solo nel Cinquecento che, utilizzato anche come scrittoio (dalla cui funzione deriva il nome di 'studiolo' che spesso si incontra nei documenti antichi) assume la forma di un vero e proprio mobile con sportelli e cassetti: da forziere o scrittoio spesso rivestito in pelle e fornito di maniglie laterali per essere trasportato, si trasforma in arredo fisso. Da questo momento sarà presente in ogni dimora sia appoggiato a tavoli da parete che fornito di un proprio sostegno e per soddisfare la crescente richiesta di tali arredi le botteghe artigiane italiane cominciarono a specializzarsi nella loro realizzazione in diversi materiali approdando ad una tipologia d'arredo sempre più complessa e sfarzosa, soprattutto nella Firenze governata dai granduchi medicei, con forme monumentali e di impianto fortemente architettonico, caratteristica che sarà tipica della maggior parte degli stipi eseguiti durante il Seicento che derivavano la propria struttura da quella delle facciate dei palazzi o delle chiese. Concepiti in forma di elaborate strutture, presentavano al loro interno fondali con complicati congegni di apertura ed erano per lo più sorretti da mensoloni intagliati o da varie figure atteggiate in linea col diffondersi del gusto barocco. Con il diffondersi del rococò e, in seguito, del neoclassicismo, gli stipi cominciano a scomparire dagli arredamenti d'interni perchè la nuova moda, ricercando mobili confortevoli e dalle dimensioni ridotte, prediligeva piccoli scrigni o scrittoi dalle forme avvolgenti, per conoscere un nuovo successo nel corso dell'800 (tesori collezione, 1998). Lo stipo Mosca, decorato con motivi floreali di ispirazione cinese, si inserisce in un gusto diffuso in Italia già all'inizio del 1600, quando a Firenze i Medici avevano chiamato al loro servizio il pittore fiammingo Giusto Lampe, specializzato nella decorazione di mobilia con miniature all'indiana. Alcuni trai più belli esemplari di lacche italiane furono prodotti anche in altre città italiane, in particolare a Venezia, ma anche a Roma dove già nel 1616 è documentato un pittore inglese che realizzava pitture ispirate al gusto cinese e dove le lacche venivano applicate su mobili di linea tipicamente romana, ed è proprio nella capitale che P. Filippo Bovanni pubblicò, nel 1720, il suo 'Trattato sopra la pittura detta comunemente cinese', in cui vengono descritti dettagliatamente i vari metodi di laccatura eseguiti in Europa a quel tempo. A partire dall'inizio del 1600, infatti, le importazioni di lacche giapponesi e cinesi in Europa andarono sempre più aumentando; nel 1614 la prima nave inglese che si recò in Giappone tornò con un carico che comprendeva scrittoi, bauli, paraventi, tazze e piatti che vennero venduti a prezzi sempre più alti perchè sempre più alla moda. Le lacche orientali acquistarono popolarità anche in Portogallo, Francia, Olanda e l'importanzione più rilevante era quella di armadietti e paraventi: questi ultimi venivano a volte utilizzati per rivestire le pareti delle stanze o ritagliati e inseriti in cassapanche, mentre gli armadietti erano solitamente montati su sostegni di stile europeo, generalmente barocchi, in legno scolpito e dorato. Questa moda cominciò a decadere nel favore del pubblico dopo il primo quarto del '700, anche se in Francia e in modo meno diffuso in Inghilterra la moda dei pannelli laccati per decorare mobili e quella di scatolette e ciotole diventò quasi una mania tra i collezionisti più ricchi, come Madame de Pompadour e Maria Antonietta. Molti artigiani cominciarono quindi ad imitare questa sostanza anche per soddisfare le richieste dei mecenati che richiedevano decorazioni in lacca su mobili di tipo diverso da quelli fabbricati in Estremo Oriente (H. Honour, 1988). Anche a Roma si realizzavano mobili che, come lo stipo della collezione Mosca, erano completamente laccati con motivi ornamentali derivati dalle pitture su porcellana cinesi e giapponesi (tesori collezione, 1998). Stipi laccati analoghi a quello in esame sono presenti anche in dipinti settecenteschi, come in quello di Olof Fridsberg (1728-1795) raffigurante 'La contessa Ulla Tessin nel suo studio di Akero' conservato al Nationalmuseum di Stoccolma (A. Gonzàlez-Palacios - R. Ruotolo, 1988). Relativamente all'acquisizione del pezzo da parte dei Musei Civici di Pesaro si è scelto di indicare genericamente come terminus post quem l'anno di morte della marchesa Vittoria Toschi Mosca (1885), anche se si segnala che fin dal 1877 l'illustre cittadina stilò un testamento in cui lasciava alla città il Palazzo Mazzolari da lei acquistato per collocarvi la propria collezione artistica con l'obbligo espresso di stabilirvi subito un pubblico museo rivolto alla studiosa gioventù (Barletta C.-Marchetti A., 1994)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100205359
  • NUMERO D'INVENTARIO inv., n. I.G.0247
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2003
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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