stipo - bottega napoletana (seconda metà sec. XVII)
stipo,
1650 - 1699
Elaborato e prezioso stipo poggiante su quattro piedi a cipolla schiacciata probabilmente inseriti nel corso dell'800, formato da sei cassetti ciascuno dei quali ha sul fronte due formelle di vetro dipinte a motivo di vedute entro cornici ovali con ornati su fondo oro. La superficie è impiallacciata d'ebano e ogni pannello vitreo è definito da listelli lavorati ad onde secondo la tecnica detta guilloché. La perdita della prima formella in basso a destra è stata sopperita dall'inserimento di una riproduzione fotografica della stessa
- OGGETTO stipo
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MATERIA E TECNICA
avorio/ tornitura
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MISURE
Profondità: 33
Altezza: 63
Larghezza: 106
- AMBITO CULTURALE Bottega Napoletana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Mazzolari Mosca
- INDIRIZZO via Rossini, 37, Pesaro (PU)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo stipo inteso come un mobile con cassetti e nicchie funzionale a contenere oggetti preziosi o da toelette e da scrittoio esiste come elemento d'arredo sin dall'antichità, è presente nel Medioevo e nel Rinascimento, ma è solo nel Cinquecento che, utilizzato anche come scrittoio (dalla cui funzione deriva il nome di 'studiolo' che spesso si incontra nei documenti antichi) assume la forma di un vero e proprio mobile con sportelli e cassetti: da forziere o scrittoio spesso rivestito in pelle e fornito di maniglie laterali per essere trasportato, si trasforma in arredo fisso. Da questo momento sarà presente in ogni dimora sia appoggiato a tavoli da parete che fornito di un proprio sostegno e per soddisfare la crescente richiesta di tali arredi le botteghe artigiane italiane cominciarono a specializzarsi nella loro realizzazione in diversi materiali approdando ad una tipologia d'arredo sempre più complessa e sfarzosa, soprattutto nella Firenze governata dai granduchi medicei, con forme monumentali e di impianto fortemente architettonico, caratteristica che sarà tipica della maggior parte degli stipi eseguiti durante il Seicento che derivavano la propria struttura da quella delle facciate dei palazzi o delle chiese. Concepiti in forma di elaborate strutture, presentavano al loro interno scenografici fondali con complicati congegni di apertura ed erano per lo più sorretti da mensoloni intagliati o da varie figure attegiate in linea col diffondersi del gusto barocco. Con il diffondersi del rococò e, in seguito, del neoclassicismo, gli stipi cominciano a scomparire dagli arredamenti d'interni perchè la nuova moda, ricercando mobili confortevoli e dalle dimensioni ridotte, prediligeva piccoli scrigni o scrittoi dalle forme avvolgenti, per conoscere un nuovo successo nel corso dell'800 (tesori collezione, 1998). Lo stipo in esame è sicuramente uno dei più interessanti tra quelli collezionati dalla marchesa Vittoria Toschi Mosca: rivestito in ebano, ha inserite nella parte frontale di ciascuno dei sei cassetti definiti da listelli lignei lavorati a guilloché, piccole lastre di vetro dorato e dipinto a motivo di vedute secondo un gusto che si diffuse in Italia intorno alla metà del XVII secolo soprattutto a Roma e a Napoli. In particolare documenti seicenteschi relativi all'arredo dei palazzi patrizi napoletani riportano spesso le descrizioni di grandi scrittoi d'ebano 'guarniti di cristalli figurati' secondo una tecnica sperimentata fin dal 1635 da Vittorio Billa, Vincenzo Gesualdo e dal monogrammista VBL, il cui catalogo è stato recentemente accresciuto. I pannelli dello stipo Mosca, eseguiti secondo una tecnica detta anche verre eglomisé, presentano analogie con quelli siglati VBL presenti nel fronte di uno stipo conservato al Museo Stibbert di Firenze realizzato intorno alla metà del '600 per la famiglia Barberini dove le formelle vitree raffiguranti paesaggi sono analogamente incorniciate da ornati policromi dipinti su fondi d'oro (tesori collezione, 1998; E. Colle, 2001). Relativamente all'acquisizione del pezzo da parte dei Musei Civici di Pesaro si è scelto di indicare genericamente come terminus post quem l'anno di morte della marchesa Vittoria Toschi Mosca (1885), anche se si segnala che fin dal 1877 l'illustre cittadina stilò un testamento in cui lasciava alla città il Palazzo Mazzolari da lei acquistato per collocarvi la propria collezione artistica con l'obbligo espresso di stabilirvi subito un pubblico museo rivolto alla studiosa gioventù (Barletta C.-Marchetti A., 1994)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100205357
- NUMERO D'INVENTARIO inv., n. I.G.0106
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
- DATA DI COMPILAZIONE 2003
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2003
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0