pendola da tavolo - ambito viennese (prima metà sec. XIX)

pendola da tavolo, 1800 - 1849

La pendola da mensola ha una cassa in legno di ciliegio con profili ebanizzati con una base a fronte ondulato sormontata da otto colonne di alabastro con base e capitelli in bronzo dorato cui fanno da sfondo degli specchi e un quadrante nella parte sommitale in smalto bianco ad anello con numeri arabi neri, lancette in acciaio brunito e al centro del quadrante scheletrico due automi il cui movimento è dato dalla suoneria

  • OGGETTO pendola da tavolo
  • MATERIA E TECNICA ACCIAIO
    ALABASTRO
    bronzo/ doratura
    legno/ intaglio/ impiallacciatura/ pittura
    SMALTO
    VETRO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Viennese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Toschi Mosca
  • INDIRIZZO Piazza Toschi Mosca, 29, Pesaro (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nel XVII secolo si ha un'importante svolta nell'orologeria con l'invenzione del pendolo le cui oscillazioni di tipo isocrono ne fecero il primo vero e proprio organo regolatore dell'orologio, un'applicazione che aprì la strada alla cronometria di precisione. Galileo Galilei aveva teorizzato intorno al 1636 le leggi che davano luogo all'isocronismo delle oscillazioni del pendolo, ma fu lo scienziato olandese Christiaan Huygens, circa vent'anni dopo, a ideare il sistema che ne consentiva l'utilizzo fino alla realizzazione, nel 1658, del primo modello di strumento del tempo a pendolo, costruito dal suo collaboratore Salomon Coster. Da quel momento e per tutto il XVIII secolo si sviluppò una nuova tipologia di orologi d'uso domestico che venivano collocati su diversi piani di appoggio ed erano costituiti da casse di medie dimensioni (generalmente l'altezza era di 40-50 cm.) al cui interno funzionavano meccanismi con scappamenti per lo più a verga regolati dal pendolo. Spesso oltre alle misurazioni del tempo c'erano altre indicazioni come calendari, sveglie e suonerie al passaggio oppure a richiesta. Caratteristica costante era l'uso del legno per la realizzazione delle casse che venivano poi decorate con lastronature in tartaruga, ebanizzazioni, intarsi, intagli o applicazioni di fregi in metallo dorato per ottenere fisionomie che dalle più semplici arrivavano a raffigurare vere e proprie strutture architettoniche, come in quella della collezione Mosca. Infatti a partire dalla seconda metà del '700 per oltre un secolo vennero prodotte soprattutto in Francia elaborate pendole che erano al tempo stesso orologi ed importanti oggetti d'arredamento di tipo architettonico con la rappresentazione del portico, dell'arco trionfale o del tempio, oppure a soggetto con allegorie che riproponevano stili dell'arte decorativa di diverse epoche, dal Rococò al Luigi XVI fino al Direttorio e all'Impero. Per quanto riguarda i quadranti solitamente le pendole da mensola utilizzavano piastre di metallo variamente lavorate, sulle quali era applicata una fascia oraria con incise le indicazioni del tempo (Negretti-De Vecchi, 1993). La pendola in esame, perfettamente funzionante dopo il restauro del 1996 (è possibile metterla all'ora spostando la lancetta dei minuti sia in senso orario che antiorario), ha il movimento inserito in una gabbia con platine in ottone quadrate con quattro colonnine cilindriche; la durata della carica è di 56 ore con suoneria a rastrello ore e quarti; lo scappamento è ad ancora a rinculo e sospensione a filo di seta. La regolazione dell'anticipo e del ritardo del movimento si trova sul quadrante che è in smalto bianco ad anello con numeri arabi con lacette in acciaio brunito e due automi al centro il cui movimento è dato dalla suoneria. Un analogo esemplare con colonne di alabastro sul fronte e applicazioni metalliche decorative è un orologio da tavola viennese pubblicato in un'asta di orologi antichi (A. Gonzàlez-Palacios, 1982). Relativamente all'acquisizione del pezzo da parte dei Musei Civici di Pesaro si è scelto di indicare genericamente come terminus post quem l'anno di morte della marchesa Vittoria Toschi Mosca (1885), anche se si segnala che fin dal 1877 l'illustre cittadina stilò un testamento in cui lasciava alla città il Palazzo Mazzolari da lei acquistato per collocarvi la propria collezione artistica con l'obbligo espresso di stabilirvi subito un pubblico museo rivolto alla studiosa gioventù (Barletta C.-Marchetti A., 1994)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100205352
  • NUMERO D'INVENTARIO inv., n. I.G.1191; 2323
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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