San Giuseppe con Gesù Bambino

dipinto,

Personaggi: S. Giuseppe; Gesù Bambino

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italia Centrale
  • LOCALIZZAZIONE Città di Castello (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Ad un primo esame il dipinto può essere messo in relazione ad altri due ra ffiguranti "S. Veronica" e la "Madonna Addolorata" ( vedi schede in rif. o rizzontale), in quanto simile è l'impostazione scenica riconducibile al mo do di dipingere di un unico pittore, quest'ultimo individuabile in Santi d i Tito (1536-1603), pittore di Borgo Sansepolcro, protagonista di quella " revisione profonda della cultura manierista tradizionale e di una adesione altrettanto convinta agli ideali e ai programmi del rinnovamento religios o". Infatti, certi particolari come il volto della Veronica, la sua inten sità espressiva, il modo di trattare gli occhi e il naso, il velo quasi 'a ppoggiato' sul capo che lascia intr avedere appena la capigliatura, li ritroviamo in altre opere dell'artista quali "la Vergine col Bambino" di Ognissanti a Firenze, "le Sorelle di Fe tonte tramutate in pioppi" a Palazzo Pitti, "Bene scriptisti de me Thoma" in S. Marco sempre a Firenze del 1593 e "L'imposizione delle mani da parte di Pietro e Giovanni" nella Pinacoteca di Città di Castello. Nel saggio d i Simona Lecchini Giovannoni (1984) viene sottolineato come un'estesa ma p oco studiata produzione per privati accompagna lungo tutto l'arco di attiv ità di Santi di Tito la più nota e certo decisiva produzione di pale d'alt are e di affreschi. Già il Baldinucci (1681-1728) sotolineava come "i quad ri da sala e camera che si veggono per le case de' cittadini... sono innum erabili..." ed in tutti era presente sempre la volontà di far rivivere la grande tradizione di Fa Bartolomeo e Raffaello, interpretrata però con una più tenera affettuosità in cui s'è visto "un tono quasi belliniano". Nei suoi dipinti oltre alla consueta naturalezza d'impianto infatti, v' è una nuova attenzione ad effetti più veri di colore e di luce ed una silente a tmosfera resa dalla delicatezza degli effetti. La Lecchini Giovannoni poi , sottolinea come nei disegni preparatori del pittore siano presenti una n otevole varietà di personaggi, riconoscibili dagli attributi, che document a l'importanza del culto dei Santi promossa dal Concilio di Trento e vivam ente sentita a Firenze nei circoli dei cattolici militanti di cui facevano parte il nostro pittore e molti dei suoi committenti privati. E' da pens are anche che a partire dagli anni '80 la bottega del Titi dovette far fro nte a molte commissioni sia religiose che private, per cui è logico pensar e che per soddisfare queste richieste il pittore si valesse dell'aiuto di collaboratori, uno fra questi il figlio Tiberio nato nel 1573, apprendista e collaboratore del padre. Pertanto il dipinto in esame e i due ad esso collegati, potrebbero essere inseriti in quell'estesa produzione di opere private eseguiti dal pittore stesso o dalla sua bottega nel nono decennio del XVII secolo,espressione della volontà di superare l'eredità manieristi ca adeguandola alle esigenze del mutato clima spirituale e morale del peri odo post-tridentino, attraverso la raffigurazione di "semplici brani di r ealtà domestica" ottenuti però con scorci prospettici suggestivi ed effett i di controluce di perfetta naturalezza
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000146410
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • ISCRIZIONI in alto - "S. IOSEPH" - lettere capitali - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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