San Michele Arcangelo scaccia gli angeli ribelli dal Paradiso

dipinto,

Personaggi: S. Michele; angeli; figure alate. Attributi: ( S. Michele) spada; scudo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Montanini Pietro (1603/ 1679): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Città di Castello (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto viene citato per la prima volta dal Titi (1686 e 1708) ed indicato come opera di "Pietruccio Perugino", Pietro Montanini, ed ancora ricordato con la stessa indicazione di paternità nelle "Memorie tifernati" dal Certini (sec. XVII), dal Mancini nel 1832 e dal Magherini Graziani nel 1897. Gli affreschi della volta insieme agli altri dipinti della cappella furono commissionati dalla Marchesa Girolama Bandini, moglie di Chiappino Vitelli, ultimo marchese di Montone (Titi). Francesco Federico Mancini nel suo saggio del 1978 sul pittore notava, in questo complesso decorativo, "rapporti molto precisi con la pittura decorativa del Cortona che è il modello certamente fondamentale ed inevitabile, per quanto elaborato e riproposto in termini chiaramente semplificati, della sola opera dell'artista da noi finora conosciuta, realizzata con intenti illusionistici, con libera disposizione di figure e con dinamico ritmo compositivo cui non è, certo, estraneo il soggetto, 'la cacciata degli angeli ribelli'. Oltre che in questa cappella il Montanini operò anche in quella di S. Paolo Apostolo e nelle chiese tifernati di S. Caterina e S. Barbara. Riferimento cronologico secondo F.F. Mancini per il momento tifernate è la data, 1675, che compare nella lunetta di S. Barbara raffigurante il 'Martirio della Santa', "nonchè dal fatto che proprio in coincidenza con questa indicazione cronologica, si registra negli archivi perugini un silenzio totale sull'artista, la cui presenza, quasi fissa nel capoluogo, è attestata in modo continuativo fino al 1674 (non invece nell'anno successivo), per essere nuovamente documentata a partire dal marzo '76" quando acquista a nome della figlia Teresa "un ortaccio sito ad uso di orto" (ASP, Not. G. Melchiorri, 444,cc 97 v e 102 r e v). Pietro Montanini (1626-1689), è ricordato dal Pascoli (1732) presso il pittore Giovan Francesco Bassotti che costituisce il primo contatto pittorico con l'ambiente artistico perugino ed avvio di un processo di formazione che si orienterà poi in direzione della cultura figurativa romana dei primi decenni del '600, una cultura che include motivi figurativi di estrazione classicista. Entrò infatti, a Roma, nella cerchia di Pietro da Cortona, stringendo amicizia con Salvator Rosa, dichiarando poi nelle sue opere un cortonismo addomesticato, colorato con contrasti luminosi e forzature espressive, amplificando ed ammorbidendo le figure frenando le accentuazioni espressive in forme più solenni e nobili. Ma la produzione più accattivante del Montanini, che dipinse pale anche per Assisi, Spello e Todi (Ricerche Umbria 2) fu quella dei dipinti di piccolo formato e dei paesaggi cui soprattutto era legata la sua fama, paesaggi in cui rese innocui e combinati in piacevoli combinazioni con riflessioni "classiche", l'eroico, il macabro,il pittoresco di Salvator Rosa
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000065627
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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