altare maggiore, insieme di Ursus (sec. VIII)

altare maggiore, post 738 - ante 743
Ursus (notizie Sec. Xviii)
notizie sec. XVIII

L'altare, composto con elementi marmorei della chiesa alto-medievale, comprende due lastre rettangolari e quattro pilastrini decorati da figure stilizzate e motivi di ornato eseguiti a incavo e a graffito

  • OGGETTO altare maggiore
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Ursus (notizie Sec. Xviii)
  • LOCALIZZAZIONE Ferentillo (TR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le due lastre e i quattro pilastrini che compongono l'altare in origine dovevano avere una disposizione diversa: lo dimostra soprattutto il fatto che i pilastrini rimessi in opera ai lati della lastra posteriore recano alla sommità due basi di colonnine, che fanno pensare piuttosto a un'iconostasi o comunque a qualche recinzione presbiteriale. E' certo, tuttavia, che i sei elementi dovevano appartenere a un unico complesso, poiché le dimensioni confermano la loro interdipendenza; inoltre, ciascuno dei pilastrini presenta un lato scanalato per accogliere i listelli sporgenti dai bordi laterali delle due lastre. Ricordato per la prima volta da Guardabassi (1872), l'altare è stato in seguito oggetto di approfonditi studi da parte di molti storici dell'arte, i cui pareri si mostrano piuttosto discordi: alcuni (De Rossi, Gnoli, Herzig, Van Marle) lo ritengono un prodotto dell'arte barbarica e longobarda; altri (Cattaneo, Clausse, Haseloff) riconoscono in esso un carattere schiettamente bizantino e orientale, sia per lo stile che per il repertorio decorativo. La Raspi Serra (1961) nota elementi riferibili sia all'arte barbarica (spiccato "horror vacui", rappresentazione povera e goffa della figura umana) che a quella bizantina (organizzazione simmetrica del repertorio decorativo, presenza di fuseruole, flabelli crociati, cantari e pavoni). La studiosa formula sull'artefice dei rilievi che compongono l'altare un giudizio sostanzialmente negativo, definendolo "un artigiano scarsamente dotato, che opera negli anni più bui per la scultura della regione", mescolando senza molto discernimento motivi ormai largamente diffusi. La compresenza nei rilievi di elementi che si rifanno a tradizioni differenti viene sottolineata anche da Fabbi (1971). Borsellino (1974) ritiene l'altare di S. Pietro in Valle un'opera di grande interesse, "da un lato perché rappresenta un raro documento, sicuramente datato, della produzione scultorea longobarda, dall'altro perché dimostra come la ricerca dell'horror vacui - la tendenza, cioè, a riempire tutto lo spazio, tipica dell'arte barbarica - sia risolta con soluzioni meditate e sempre nuove". Lo studioso aggiunge inoltre che "il modo schematico, quasi infantile, di tracciare la figure umane è indice non di imperizia dell'artista, ma del suo disinteresse nei confronti di una rappresentazione naturalistica". Per quanto riguarda il problema della datazione dell'opera, l'iscrizione posta sulla lastra inserita nella fronte dell'altare, che ricorda il committente, Ilderico Dagileopa, è servita, sulla base dell'identificazione di quest'ultimo con il duca longobardo eletto nel 739 e morto nel 742, a datare il pezzo al sec. VIII. La tradizione narra che nel 740 il duca Ilderico fu costretto a ritirarsi come monaco nell'Abbazia di Ferentillo, seguendo la sorte dei suoi predecessori Faroaldo II e Trasmondo II. Seguendo questa lettura, Borsellino identifica la figura maschile in atteggiamento orante raffigurata sulla lastra anteriore, tra il secondo e il terzo flabello, con lo stesso duca Ilderico e quella posta tra il primo e il terzo flabello con l'artefice dell'opera, quell'Ursus Magester che la firmò. Di diverso avviso è invece Fabbi (1971), che, identificando l'attributo della figura di sinistra come un coltello, ipotizza che il soggetto della scena sia la celebrazione di un sacrificio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000003764A-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1977
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 1997
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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