Orfeo che incanta gli animali e scene di caccia. Orfeo che incanta gli animali; scene di caccia
pisside a torre
Pisside di forma tronco-conica, leggermente meno larga nella parte superiore e lavorata all'interno in modo piuttosto irregolare. Decorata da un altissimo rilievo con Orfeo che incanta gli animali e scene di caccia. Alla base del lato principale vi è un'apertura tondeggiante, sottolineata da una modanatura torica a tutto sesto, impostata su colonnine, che consentiva l'accesso al contenuto della pisside
- OGGETTO pisside a torre
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MATERIA E TECNICA
avorio/ incisione/ intaglio
METALLO
- AMBITO CULTURALE Mediterraneo Orientale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La pisside si caratterizza per un horror vacui decorativo, in cui, da una parte, gli animali selvatici o fantastici e i mostri (grifone, centauro, sileni, Pan..) vivono pacificamente, ammaliati dalla musica di Orfeo; dall’altra, in contrapposizione, combattimenti e le scene di caccia descrivono la violenza che si manifesta fuori dall’influenza di Orfeo. Il manufatto del Bargello per iconografia e per la struttura con apertura tondeggiante, originariamente chiusa da uno sportellino, può essere confrontato con la pisside custodita nel Tesoro di San Colombano a Bobbio. Anche in questo oggetto si riscontra la medesima densità decorativa, ma vi è un carattere agreste nei cavalieri e nei cavalli assente nell’avorio Carrand. Secondo gli studi, si tratta di manufatti che pur discendendo da modelli simili, non possono essere messi in relazione diretta tra loro, per gli esiti stilistici ben distinti (Gaborit-Chopin in Ciseri 2018, p. 64). Al tema di Orfeo che incanta gli animali, diffuso già in età romana e in età tardo-imperiale, nella Tarda Antichità e nell’Alto Medioevo si dava un’interpretazione cristiana: nell’eroe mitologico si evocava l’immortalità dell’anima e la resurrezione; la presenza di Pan e del centauro alluderebbero alla corrente neoplatonica. Né Stern (1974), né Fiedman (1999) hanno rilevato una matrice cristiana negli avori di Bobbio e del Bargello. Graeven (1899), per la loro forma, ha proposto di riconoscervi delle cassette porta-incenso (acerra), in cui i grani erano introdotti dall’alto, mentre lo sportellino alla base consentiva di accedere al contenuto. Secondo questa ipotesi, i manufatti dovrebbero collegarsi ai riti pagani dell’offerta dell’incenso. Inoltre, dalla tradizione ebraica, il soggetto di Orfeo è stato assimilato a quello del Buon Pastore. Nel manufatto del Bargello, Orfeo ricorda anche Adamo circondato dagli animali, mentre il centauro e Pan, secondo gli studi, potrebbero alludere ai barbari convertiti al Cristianesimo. Tuttavia la questione interpretativa resta aperta: il confine tra iconografie cristiane e pagane, che ha consentito la conservazione nei tesori ecclesiastici di queste due opere e il loro riutilizzo, è fluido. Se le pissidi di Bobbio e di Brioude sono affini dal punto di vista iconografico e funzionale, sono diverse sul piano stilistico. La pisside di Bobbio presenta una “lavorazione accurata, una fattura più precisa e classica e una composizione più nitida”, che ne collocano l’esecuzione prima di quella del Bargello, datata intorno all’anno 500. Confronti si possono instaurare anche con il Dittico di Areobindo, console a Costantinopoli nel 506 (Parigi, Musée de Cluny, inv. Cl. 13135,) per l’intreccio di motivi umani e animali; con le pissidi del Kunsthistorisches Museum di Vienna e del British Museum, caratterizzate “dalla presenza di fori per gli intarsi sulla pelle delle pantere” (Gaborit-Chopin in Ciseri 2018, p. 64). La stessa caratteristica si riscontra nella pisside del Tesoro della Cattedrale di Sens, di fattura simile, dove si osserva anche il ricorso allo stesso modello per la scena del personaggio che trafigge un leone con la lancia (Ivi). Un altro manufatto analogo è un frammento di pisside, rinvenuto ad Atene. I lavori confrontati con la pisside del Bargello datano al V-Vi secolo e sono stati attribuiti variamente a Roma, Costantinopoli e l’Egitto. Secondo Gaborit-Chopin, la presenza del dromedario e della scimmia sugli avori di Bobbio e del Bargello potrebbe suggerire un’esecuzione nel Mediterraneo orientale, e più precisamente in Egitto. La studiosa inoltre ritiene che la rappresentazione della sirena-pesce, diversa dalla sirena-uccello del mondo classico e tardoantico, non è da escludere nell’ambito di un’origine nel Mediterraneo orientale: si tratta d un’iconografia rara prima del VII secolo, ma attestata nel Dittico di Elio e Selene (V secolo; Sens, Médathèque Jean-Christophe Ruffin, ms. 46) e, in ambito cristiano, in un bassorilievo copto del IV-V secolo dell’Ikonen-Museum di Recklinghausen (inv. 508; cfr. Ivi)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901395334
- NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 22
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0