archibugio - produzione turca (fine/ inizio XVII/XVIII secc)
archibugio,
post 1673 - ante 1709
Arma da fuoco portatile. Canna a vari ordini con cornici agli stacchi. Dalla culatta: traguardo a un foro in blocchetto ogivale nella parete di culatta; breve tratto sezione mista; ordine quadro a dodici facce decorato ad agemina; lunga sezione tonda; breve sezione tonda; bocca conica strombonata scolpita a nicchie e decorata ad agemina, con tacca di mira a due punte
- OGGETTO archibugio
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MATERIA E TECNICA
ACCIAIO
ARGENTO
FERRO
Ottone
- AMBITO CULTURALE Produzione Turca
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La canna è stata ricavata da un fascio di fili metallici attraverso numerose bolliture; un delicato lavoro di mola ha reso la superficie regolare, rendendo visibile l'andamento a elica della bandella da cui è stata ricavata. In origine doveva essere montato sulla tipica cassa turca, ma presumibilmente verso la fine del XVIII secolo ha subito delle modifiche. In quest'occasione la canna è stata montata sulla cassa e sostituita la piastra con una moderna. Probabilmente si tratta di arma di preda bellica a seguito di uno scontro con i pirati turchi sulle coste toscane, come sappiamo per il modello AM 161. L'arma presenta il punzone con il monogramma FM sotto corona. Al Bargello il monogramma FM si trova sugli archibusi AM 87 e AM 134 (canne firmate da Cristoforo Leoni di Pistoia), AM 119 (piastra firmata da Sebastiano Acquafresca), AM 68 (piastra firmata da Michele Lorenzoni). Inoltre si trova sulla coppia di pistole della ex collezione Odescalchi (inv. 32-33 firmate da Matteo Acquafresca, figlio di Sebastiano); su due archibusi della collezione Terenzi (canne firmate da Cristoforo Leoni di Pistoia); sulla coppia di pistole della collezione Hallwyl di Stoccolma (inv. A 24); sulla canna dell'archibuso conservato nella collezione Scheremetew di San Pietroburgo (firmata da Giovanni Battista Leoni di Pistoia e la piastra da M. Botti, probabilmente esponente della famiglia di archibugiari di Lumezzane); intarsiato in argento sul calcio dell'archibuso a due colpi T 105 dell'Armeria Reale di Torino (firmato dall'archibugiaro inglese Andrew Dolep, proveniente dall'armeria medicea e appartenuto al re Vittorio Emanuele II, che probabilmente l'aveva preso dalla collezione del nonno materno, il Granduca di Toscana Ferdinando III). La corona è una semplificazione a cinque punte della corona granducale, sicuramente per le dimensioni ridotte del punzone (unica eccezione è il monogramma sul calcio dell'archibuso di Torino T 105 che, essendo di grandi dimensioni, riporta la corona granducale completa). La corona chiusa era stata concessa a Cosimo III dall'imperatore Leopoldo il 5 febbraio 1691, come era stato precedentemente concesso ai Savoia, e fu riconosciuta da Spagna, Francia e dal Papato nel 1699, anche se Cosimo III ottenne ufficialmente il titolo di altezza reale solo nel 1702. Tuttavia sulla sua tomba nelle Cappelle Medicee campeggia lo stemma con corona aperta. In passato le lettere del punzone sono state interpretate come AM per A(rmeria) M(edicea) o A(rsenale) M(ediceo), ma tale ipotesi fu scartata dal Boccia, dal momento che non è mai esistito un Arsenale Mediceo così nominato e che l'Armeria Medicea propriamente detta non ha mai marcato le armi in deposito. Priva di fondamento fu l'ipotesi che vedeva nel monogramma la firma di Matteo Acquafresca, in quanto il monogramma si trova in armi le cui canne sono firmate da altri armaioli, come quelle di Cristoforo Leoni, e del resto gli Acquafresca non costruirono mai le canne nella loro officina ai Pianacci. Osservando meglio le lettere ci si accorge che in realtà si tratta di una M e una F in una elegante corsiva maiuscola calligrafica, intrecciate tra loro e con l'aggiunta di una F specularmente simmetrica. L'ipotesi quindi più probabile è che si tratti di un punzone di proprietà. Trattandosi di armi prodotte tra gli anni Sessanta del XVII secolo e gli anni Dieci del secolo successivo, il punzone può essere del Gran Principe Ferdinando, nato nel 1663 e morto nel 1713 prima del padre, il che non gli permise di diventare mai Granduca, oppure del cardinale Francesco Maria, nato nel 1660 e deceduto nel 1711. Tuttavia la presenza della corona e il trofeo d'armi militari, che accompagna il monogramma sull'archibuso del Bargello firmato dal Lorenzoni, farebbe escludere l'ipotesi che il proprietario di queste armi fosse il cardinale Francesco Maria. Quindi il periodo di produzione di queste armi dovrebbe rientrare in una forbice cronologica che comprenda almeno il 1673, quando il Gran Principe aveva dieci anni ma si cimentava già in battute di caccia al daino con la carabina, e il 1709, l'anno in cui fu colpito dalla emiplegia, che lo rese inabile e poco dopo lo portò alla morte. Questo esemplare dimostra che il punzone con il monogramma coronato veniva apposto anche su armi di preda bellica, ma – cosa ancora più importante - ci fornisce un arco cronologico di riferimento: in quanto appartenuto al Gran Principe Ferdinando, le modifiche non possono essere state apportate prima del 1660 e dopo il 1711. Trascrizione dall'Inventario del 1878: «Archibuso canna liscia turca damaschina avente dei rozzi intarsi di argento e pietre sul terzo e alla bocca. Batteria liscia con acciarino alla francese che ha la martellina da girare. Incassatura intera di acero guarnita in acciaio. Lung. della canna m 0,91, lung. totale m 1,30». La scheda menziona anche il numero 206 di un inventario precedente a quello del 1878, di cui non si ha riscontro
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901142975
- NUMERO D'INVENTARIO AM 80
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 2019
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0