abito da sposa lungo, avvitato, con strascico

abito da sposa, da nozze, femminile - ambito italiano (inizio sec. XX)

Il capo si accompagna ad un altro abito in cady di seta. Abito da sposa lungo dalla linea avvitata, con gonna svasata e breve strascico triangolare; corpino aderente, a girocollo, con maniche a pala alta, lunghe ed aderenti; chiusura centrale posteriore mediante bottoni automatici e ganci metallici con rispettive asole. Costituito dall'assemblaggio di porzioni sagomate in tulle meccanico con motivo di piccole roselline sparse nel fondo, parti di merletto punto Rinascimento (con finiture ad ago e barre di collegamento a punto rammendo con picots, eseguite ed applicate in un secondo momento), e di merletto chimico ad imitazione del "gros point de Venise", a motivi vegetal-floreali di medio rapporto. Le varie parti sono raccordate da "tramezzi" con motivo a serpentina (cordoncino ad ago, punto festone doppio) e da armellette, disposti a decoro delle maniche, lungo i fianchi, al punto vita e a profilatura della "baschina" sulla gonna. Privo di fodera

  • OGGETTO abito da sposa lungo, avvitato, con strascico
  • MATERIA E TECNICA cotone
    merletto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria del Costume
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO P.zza Pitti, 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Indossato dalla donatrice - sig.ra Gabriella Campini - in occasione del suo matrimonio (1973). In precedenza, lo stesso abito era stato portato, per la medesima ricorrenza, dalla madre della stessa (Sig.ra Iolanda Corsetti, 1933), che a sua volta aveva utilizzato e modificato l'abito di nozze precedentemente appartenuto alla madre (Sig.ra Ilva Volpi, 1908); tali passaggi hanno portato ad una graduale e radicale trasformazione dell'abito, che nella sua forma originaria presentava una foggia tipicamente "belle Epòque": il corpino aveva una linea a "petto di piccione", ampio scollo rotondo e maniche tre quarti, leggermente rimborsate e concluse da nastri decorativi. Anche la gonna ha subìto nel tempo un cambiamento sostanziale: originariamente di forma "a corolla", è stata ridotta in ampiezza e in lunghezza, e anche lo strascico ha assunto proporzioni decisamente più contenute. Presumibilmente dai tagli avanzati, negli anni '30 sono state ricavate le maniche e una mantellina in pizzo, che negli anni '70 (ma precedentemente al matrimonio della donatrice) è stata reimpiegata per ridurre l'ampiezza della scollatura ed ottenere il girocollo. Quanto al materiale utilizzato, alcune parti del pizzo sono realizzate mediante l'impiego della macchina Schiffli, nota anche come macchina da ricamo a filo continuo; ideata dallo svizzero Isaak Grobli nel 1863, poteva ottenere superfici ricamate da impiegare come tessuto o dalle quali ricavare bordi, gale e inserti in rilievo (come in questo caso). Agli inizi del XX secolo, sono di gran moda gli abiti interamente confezionati in pizzo o con sovrabbondanza di bordure in merletto (spesso meccanico), abbinate a ricami di grande evidenza. Confronti pertinenti con figurini pubblicati nel "Giornale delle Donne" del 1905
  • TIPOLOGIA SCHEDA Vestimenti antichi/contemporanei
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900750037
  • NUMERO D'INVENTARIO GGC 6921
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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