veste di battesimo - manifattura italiana (primo quarto sec. XX)
Batista di lino, merletto meccanico del tipo Valenciennes, fodera di taffettà di seta rosa, finitura meccanica ad imitazione del ricamo a giorno; cucitura meccanica; L'abito presenta sul davanti un girocollo rialzato e rifinito da una finitura meccanica con fascette regolari che delimitano aperture quadrangolari ripetute regolarmente. Sul davanti è un'ampia gala arricciata di merletto meccanico a maglie quadrate su cui stacca un decoro floreale disposto in orizzontale e ripetuto per tutta la superficie di un tralcio culminante in un fiore. La veste lunga, anch'essa rifinita dalla stessa finitura meccanica, presenta aree rotondeggianti e sagomate di merletto della stessa tipologia, ma con il motivo decorativo di una rondine ad ali spiegate poggiata su un ramo fiorito. Nella parte inferiore il decoro è costituito dall'alternarsi di nove file di ' nervures', seguite dalla finitura traforata, poi la batista di lino dell'abito e il, merletto meccanico. Questa impostazione si ripete per cinque volte. Le maniche presentano una ricca arricciatura a palloncino alle spalle, per poi ristringersi lungo la manica alternando la finitura traforata con una balza di merletto
- OGGETTO veste di battesimo
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MISURE
Lunghezza: 122 cm
Larghezza: 23 cm
- AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Davanzati
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Davanzati
- INDIRIZZO Via Porta Rossa, 13, 15, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il completo da Battesimo è collocabile agli inizi del XX secolo come indica il modello della veste ispirato, come di consueto, alle pettorine degli abiti e alle bluse che caratterizzano la moda femminile dell'inizio del 900. A quell'epoca porta anche la scelta del colore rosato che va a sostituire il pressoché esclusivo bianco ottocentesco. Il colore bianco persiste anche nel Novecento ma non più in modo esclusivo, e progressivamente fino agli anni '20 -30 sarà affidata al colore una valenza connessa con il sesso del nascituro. Negli anni '80 del XIX secolo si sentiva già il bisogno di cambiamento all'interno della moda infantile: "La voga di tinte lievemente rosate si è imposta per il corredo dei nostri piccini, minuscole scarpine berretti bordati di cigno bianco e roseo, bavaglini e mantelline:Deliziosa sinfonia di rosa, di bianco, di azzurro pallido, le tre tinte serbate alla bellezza delle nostre creaturine " ( Eleganza, A.II, n.21,1 ottobre 1881) I materiali meccanici qui utilizzati documentano l'alto livello cui era giunta la produzione ormai in grado di imitare perfettamente merletti e ricami di ogni tipo. Le prime Valenciennes meccaniche furono prodotte intorno al 1830 con le macchine Leavers e i successivi perfezionamenti nel 1836 permisero di ottenere fondi il più possibile simili a quelli fatti a mano. I macchinari, inizialmente inglesi, si diffusero molto presto in Francia,particolarmente a Calais e Lione, che già nel 1850 era diventata una concorrente fortissima nel riprodurre bordi piccoli e grandi, di Valenciennes, insieme alle Malines, agli Chantilly e alle Blonde. Le Valenciennes erano eseguite anche in Inghilterrra ad Honiton ed erano già apparse in numero consistente all'Esposizione del 18 51( Bury Palliser, A History of Lace, London 1902, p.416) Le imitazioni meccaniche che si assesteranno su un impostazione decorativa del disegno spostato lungo il bordo e della rete libera, disseminata di piccoli elementi, secondo stilemi di memoria settecentesca, recuperati poi dallo Stile Impero e ancora in auge sotto Luigi Filippo. Questa impostazione decorativa, qui documentata, è assai funzionale ai piccoli bordi destinati agli accessori di biancheria femminile ed infantile. L'imitazione dei ricami ad ago, in questo caso la finitura a fascetti che delimitano regolari trafori quadrangolari, veniva invece fatta con le Handmachine o la Schiffli, ambedue elaborate in Svizzera, nella regione di San Gallo dove erano stabilizzate, per far ricami, fin dal 1850. Dalla Svizzera furono portate nel 1857 in Sassonia, centro noto per un 'antica tradizione di ricamo. Il primo esperimento di esecuzione di un merletto ad ago con una macchina per ricami fu fatto da Charles Wetter, che elaborò una tecnica per eliminare il fondo. La Svizzera si specializzò sulla produzione dei merletti chimici, il primo dei quali apparve nel 1883, risultato di progressivi tentativi per dissolvere il fondo di fibre e materiali chimici, su cui la macchina aveva lavorato Il metodo era ingegnoso perché il ricamo era eseguito in seta (fibra animale) e cotone (fibra naturale ) era in grado di resistere quando la base era dissolta. La Sassonia invece lavorò sull'imitazione di merletti ad ago che mantenevano il fondo a rete meccanico, generalmente più economici di altri merletti a macchina, perché era molto facile eseguire con gli aghi meccanici sopra il fondo a rete un disegno fatto con l'aiuto del pantografo. La Schiffli, brevettata nel 1860 da Isaac Groebli, ma attiva nel 1880, univa i meccanismi della macchine per ricami e quelle da cucire, usando un filo continuo invece di fili separati per ogni ago (P. Wardle, Victorian Lace, London 1968 p. 260). Con queste macchine in grado di produrre merletti con fondo a rete o a guipure nell'ultimo quarto del secolo si potevano fare imitazioni del Crochet irlandese, dei punti ago di Venezia grosso rilievo reticelle punti in area di Alençon, Argentan, Honiton, Duchesse, Milano, (Iklé, La broderie Mécanique,1828-1931Paris, M. Bruggeman, L'Europe de la dentelle. Un aperçu historique depuis les origines de le dentelle jusqu'à l'entre deux guerres, catalogo della mostra, Bruges 1997, p.195. Fa parte di un completo da battesimo insieme all' esemplare Inv. Stoffe 12067
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745996
- NUMERO D'INVENTARIO Stoffe 12066
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo di Palazzo Davanzati
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo di Palazzo Davanzati
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0