Ultima cena

dipinto, 1600 - 1610

Dipinto su tela raffigurante una copia dell' 'Ultima Cena' di Federico Barocci

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Barocci Federico (cerchia)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto è segnalato nel catalogo di Ulderigo Medici come opera di Federico Barocci. La tela, di non grandi dimensioni, è in effetti copia fedelissima dell' 'Ultima Cena' realizzata dal Barocci per la Cappella del SS. Sacramento nella Cattedrale di Urbino, tra il 1590 e il 1599. La piena adesione al modello urbinate, tanto nei dettagli che nella resa pittorica, inducono a ritenere che si tratti di una copia coeva, realizzata da un pittore molto vicino al maestro. Le tormentate vicende relative alla realizzazione della grande tela urbinate sono note grazie alla ricostruzione di Andrea Emiliani (A. Emiliani, 'Federico Barocci, 1535-1612', Bologna 1985, pp. 330-341). Il Consiglio della Cappella aveva commissionato al Barocci tanto l' 'Ultima Cena' che la 'Caduta della manna', ma la lentezza del pittore ed il prezzo elevato da lui richiesto non consentirono di portare a termine il progetto iniziale se non con l'intervento di Alessandro Vitali, suo discepolo, cui fu affidato il secondo dipinto. Opera studiatissima e di grande impegno compositivo, l' 'Ultima Cena' di Urbino fu preceduta da numerosi disegni preparatori, fra cui vale la pena segnalare il cartone e il bellissimo "cartonetto per i lumi", entrambi acquistati dal cardinal Leopoldo e conservati presso il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (GDSU, nn. 91458, 819 E). L' 'Ultima Cena' urbinate e la copia fiorentina si inseriscono in pieno nelle problematiche relative alla fase estrema della produzione del Barocci, ed in particolare nel singolare rapporto da lui instaurato con la schiera di allievi e seguaci gravitanti nella sua orbita. Nonostante le pressanti richieste dei numerosi committenti e il progressivo aggravarsi delle sue condizioni di salute, Barocci fu fermo nell'evitare un coinvolgimento diretto dei "giovani" nelle sue opere, e questo spiega il numero contenuto di opere prodotte, specie negli ultimi anni. Ciò nondimeno, per un'intera generazione di pittori urbinati fu fondamentale la frequentazione della sua bottega, dove era possibile da un lato conoscere "in fieri" il processo creativo del pittore e dall'altro attingere all'enorme produzione di studi e disegni che precedevano la messa in opera del dipinto vero e proprio. Nasce da queste premesse il fenomeno molto diffuso delle copie delle opere del Barocci, distribuite in un vasto territorio anche fuori dai confini marchigiani e il frequente impiego di prototipi barocceschi (disegni, cartoni, studi preparatori) per la creazione di nuove opere (L. Arcangeli, 'La pittura del Cinquecento nelle Marche', in 'La Pittura in Italia. Il Cinquecento', pp.405-406; A. M. Ambrosini Massari,'…e si davan interamente all'incantesimo baroccesco'. Note su allievi e seguaci di Federico Barocci', in 'Nel segno di Barocci, Allievi e seguaci tra Marche, Umbria, Siena', Milano 2005, pp.22-37) E' in questo contesto che possiamo agevolmente inserire la realizzazione della tela Corsini, la cui paternità, tuttora oggetto di definizione proprio per la particolarità del "caso" baroccesco rappresenta un esempio emblematico e di eccelsa qualità raggiunto dalla bottega dell'urbinate. In via ipotetica si può avanzare il nome di uno dei più assidui collaboratori di Federico, quell'Alessandro Vitali attivo nella cappella del SS. Sacramento o Antonio Viviani, attivo anch'esso nella cappella del SS. Sacramento. Va sottolineato il fatto che nel vastissimo catalogo delle copie baroccesche, l' 'Ultima Cena' di Urbino non conta molti esemplari. Un episodio è a questo proposito illuminante: sappiamo che nel settembre del 1608 il consiglio della cappella del SS. Sacramento, concesse al pittore Gianandrea Urbani di copiare il quadro; ma al tempo stesso i consiglieri deliberavano che "mai più per l'avvenire si conducesse tal grazia ad altri, acciò mentre volessero accostarsi al quadro con l'armatura non guastassero quello" (Arcangeli 1985, p. 333). Evidentemente erano ben presenti i rischi derivanti dalla pratica del "ricalco" dell'opera, pratica che in altre occasioni aveva procurato guasti ai dipinti del Barocci. Oltre alla copia dell'Urbani (identificata da Emiliani con l' 'Ultima Cena' dell'Episcopio di Pergola, di dimensioni pressoché simili all'originale), un altro quadro desunto da quest'opera è il 'Cristo Benedicente' della Galleria Palatina". Dott.ssa Giovanna Damiani, Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Firenze
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745774
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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