capitello di pilastro di Crott Severino (prima metà sec. XX)
capitello di pilastro
post 1900 - ante 1949
Crott Severino (notizie 1913-1940)
notizie 1913-1940
capitello con decorazione a rilievo in stucco con motivi a fogliami e a volute
- OGGETTO capitello di pilastro
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MATERIA E TECNICA
pietra/ scultura/ stuccatura
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ATTRIBUZIONI
Crott Severino (notizie 1913-1940)
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La chiesa era già esistente nel secolo XII; fu costruita quando vennero trovate le reliquie di San Jacopo di Galizia, come prova un iscrizione modernamente affissa sulla facciata. Si trovava nell'attuale piazza San Jacopino lungo la via Cassia. Ne ebbe il patronato Salvi di Benincasa, che la donò al convento di Santa Maria Novella, da cui dipese fino al Settecento. Anticamente veniva detta "San Jacopo della Burella". Nel XVIII fu posta sotto il patronato delle Suore di San Donato in Polverosa, come prova un'iscrizione modernamente apposta sulla facciata. Nel 1781 divenne parrocchia ed accolse sotto la propria giurisdizione coloro che abitavano nel rione fuori le mura, prendendo abitazioni dalle parrocchie di San Donato in Polverosa (dalla quale ereditò anche una parte del nome), di San Biagio a Petriolo, Santa Lucia sul Prato e Santa Maria Novella. In quel tempo vi fu molto venerata un'immagine del Crocifisso con la Vergine e San Giovanni Evangelista proveniente dalla chiesa di San Pier Maggiore distrutta nel 1793. Aumentando la popolazione dopo l'abbattimento della mura, nel 1931 fu progettata dall'architetto Severino Crott l'attuale nuova chiesa in stile neogotico, consacrata nel 1936. Venne consacrata dal cardinale Elia Dalla Costa stesso. La vecchia chiesa, colpita da un bombardamento nel 1944, fu demolita. Nell'inventario Carocci, si legge: "(...) sull'architrave dell'unica sua porta, è la Vergine seduta col Bambino Gesù nel suo grembo, in mezzo ai Santi Domenico, e Jacopo apostolo; piccolo bassorilievo rozzamente modellato in terracotta e invetriato a colori da Ignoto della fabbrica de Robbia, nepoti di Giovanni. Discretamente conservato. Agosto 1863 Ferd. Rondoni Ispettore arch". In realtà, attualmente questo oggetto di manifattura Robbiana non è più visibile poichè è stato rubato. Infatti nella corrispondenza epistolare tra la Parrocchia di San Jacopino, in particolare tra Monsignore Dei, e l'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Toscana, e consultando i documenti ufficiali, viene citato il: "furto del bassorilievo Robbiano - 20 Luglio 1888 - 10 Settembre 1926". Al 10 Settembre 1926 il bassorilievo Robbiano non risulta esistere più nella Chiesa di San jacopino così come recita la lettera di Antonio Santini, Parroco della suddetta chiesa. La Chiesa, all'interno, attualmente si presenta con il nuovo assetto architettonico progettato e realizzato da Lando Bartoli, negli anni settanta, così come attesta l'articolo su Arte Cristiana del 1974. Infatti, si coglie che l'edificio è rimasto conservato nelle sue forme originarie fino all'alluvione del 1966, dopo si provvide a ristruttare tutto lo spazio presbiteriale per renderlo conforme alle nuove esigenze liturgiche. Furono rimossi i cinque altari che occupavano le cinque absidi ed il pulpito addosato al pilastro di sinistra dell'arco trionfale. Il nuovo spazio presbiteriale fu riformato in modo da sottolineare la forma caratteristica della pianta lobata, cui corrisponde un volume articolato da superfici sferiche a quella correlate. L'altare ha assunto la forma di ferro di cavallo sviluppata in modo da favorire, fra l'altro la cerimonia della concelebrazione e da costituire un invito al popolo ad avvicinarsi alla sacra mensa. In "cornu evangeli" è disposto l'ambone col doppio leggio e si conclude con i tre parallelepipedi decorati con mosaici cosmateschi costituenti il candelabro per il cero pasquale. In "cornu epistolae" è collocata la cattedra con il leggio. Il tabernacolo costituisce il tema fondamentale per forma, colore e luminosità: è concepito come una gemma al centro di una rosa a fiamme in vetro-cemento realizzata con cristalli (in dalles) ed illuminata all'esterno dalla luce naturale di giorno e da luce artificiale di notte. I materiali impiegati sono: il marmo bianco venato per l'altare, il marmo bianco arabescato per il pavimento e gli amboni
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745609-1
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 2011
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0