Santa Caterina martire. Santa Caterina d'Alessandria

icona ca 1693 - ca 1694

Tavola intera, senza incavo, con due listelli trasversali a incastro; le due estremità tinte di colore marrone, il verso verde; sul verso tracce di timbro di ceralacca. Tela preparatoria non rilevata

  • OGGETTO icona
  • MATERIA E TECNICA argento/ doratura
    tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 32 cm
    Larghezza: 27.4 cm
  • AMBITO CULTURALE Bottega Del Palazzo Dell'armeria
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Icone Russe
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO piazza Pitti,1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Al centro dell'icona vi è la raffigurazione di santa Caterina seduta su un trono, vestita con la dalmatica regale ornata di perle e pietre preziose e con un manto foderato di pelliccia di ermellino; sulla testa la santa ha una cuffia che le nasconde i capelli e una corona. Nella mano destra tiene un ramo di palma, nella sinistra, posata sulla ruota, tiene la croce a otto bracci, simbolo della morte come martire. Vicino alla ruota sono rappresentati tre libri, sui quali sta un astrolabio. A sinistra della santa è raffigurato un alto leggio con un telo bianco, sul quale è un codice aperto; davanti al leggio c'è un tavolino basso coperto da un panno, con dei libri, un rotolo e un compasso. L'icona appartiene a un'iconografia formatasi nella pittura cretese all'inizio del XVII secolo sotto l'influsso dell'arte occidentale. Achimast-Potamian mette in evidenza la somiglianza di questa composizione con la raffigurazione di Caterina in un disegno della fine del XV secolo che viene attribuito al pittore senese Guidoccio Cozzarelli. Secondo M. Chatzidakis, invece, questa tipologia può essere collocata nella seconda metà del XVI secolo sotto l'influenza della pittura veneta, mentre il suo autore doveva essere un artista del livello del famoso pittore di icone Michail Damaschinos. L'esempio più noto di quest'iconografia è un'icona appartenente all'iconostasi della basilica del monastero del Sinai, dipinta nel 1612 dal monaco Geremia Palladas. Tra i suoi elementi distintivi si notano la raffigurazione del trono su cui è assisa la martire, l'elaborata torsione della sua figura che simboleggia il rifiuto delle scienze mondane e la dedizione a Cristo, la ruota chiodata (strumento di tortura vanificato dalle sue preghiere), l'astrolabio e i libri (simboli della sapienza di questo mondo, disprezzata da Caterina), e infine il ramo di palma che la martire tiene nella mano destra, segno del trionfo dei martiri, tipico dell'arte occidentale. Le vesti di Caterina (la corona a punte, la cuffia che le nasconde completamente i capelli, la dalmatica e il mantello d'ermellino con la raffigurazione dell'aquila bicipite) sono invece desunte dalla tradizione postbizantina (sono noti in particolare dalle raffigurazioni della santa imperatrice Elena). Quest'icona è un esempio abbastanza raro di impiego di questo tipo iconografico nell'arte russa (le icone russe di santa Caterina, come regola, hanno segni distintivi più tradizionali). Si distingue dai suoi prototipi greci per dettagli insignificanti: in particolare alla croce nella mano di Caterina manca la raffigurazione del Crocifisso; inoltre in alcune opere greche la santa regge il ramo di palma nella mano sinistra, mentre il leggio è decorato con figure allegoriche femminili. Sembra che modello dell'icona qui descritta e delle opere russe dello stesso genere siano state le icone e le incisioni greche portate a Mosca dai monaci del Monte Sinai, giunti per chiedere l'elemosina negli anni '80 del 1600 (è noto che nel 1687 porsero allo zar Pietro un'icona portatile sulla quale fra gli altri soggetti si trovava la raffigurazione di Caterina "con gli strumenti di tortura"). Pare che l'icona fiorentina sia uno dei primi esempi russi dell'iconografia 'sinai-cretese' di santa Caterina. Nel catalogo del 1958 è stata pubblicata come opera russa del XVIII secolo di media qualità, la quale, "nonostante il carattere popolare", non ripete le raffigurazioni più antiche, ma è in relazione con lo"stile contemporaneo" ed è quasi identica all'icona del maestro cretese del XVII secolo Viktor. Costituisce invece un'opera di alta qualità di uno dei pittori di icone imperiali della fine del XVII secolo, che lavorava nella bottega di corte del Cremino di Mosca: il Palazzo dell'Armeria. L'opera può essere datata con sufficiente esattezza grazie al rivestimento cesellato d'argento di fattura moscovita, con il punzone dell'anno contrassegnato dalle lettere "CB" (102), vale a dire il 7102 dalla Creazione del mondo ovvero il 1693-1694 dalla Nascita di Cristo. La pittura dell'icona corrisponde perfettamente alla data del rivestimento e presenta gli elementi caratteristici della maniera degli artisti del Palazzo dell'Armeria, risalenti alle opere del noto pittore di icone del XVII secolo Simon Ušakov. A lui si riferiscono i bordi neri, la tonalità fredda di verde del fondo, il bianco dell'incarnato, il relativo naturalismo e modellato plastico della raffigurazione, la profusione di motivi ornamentali in oro e argento, l'accurata rappresentazione di pietre preziose. La maniera dell'icona ricorda le opere di Kirill Ulanov, uno dei pittori più noti del Palazzo dell'Armeria fra il XVII e il XVIII secolo e anche di suo fratello Vasilij Ulanov
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742636
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. 1890, 5979
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • ISCRIZIONI ai lati del capo della santa - CATERINA MARTIRE PER CRISTO - caratteri cirillici - a pennello - russo
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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