profilo di figura barbuta

dipinto murale staccato 1848 - 1848

n.p

  • OGGETTO dipinto murale staccato
  • MATERIA E TECNICA intonaco staccato/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Marini Antonio (1788/ 1861)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il frammento con figura barbuta completava uno dei personaggi sul lato destro dell'affresco con la "Morte e ascensione di San Giovanni Evangelista" nella cappella Peruzzi. Il particolare faceva parte dei restauri apportati intorno al 1848 da Antonio Marini agli affreschi eseguiti da Giotto raffiguranti "Storie di S. Giovanni Battista e di S. Giovanni Evangelista". Fin dal 1841, infatti, le opere dell'antico maestro erano state riscoperte sotto le scialbo che dalla metà circa del Settecento le aveva nascoste. Forse l'occasione per il ritrovamento fu data dai lavori commissionati da Vincenzo Peruzzi per l'abbellimento della cappella di famiglia (cfr. "Santa Croce…", p. 207). Nel 1845 il Moisè dava testimonianza dello stato dei lavori: "ora con felice intendimento si prese a scoprire la parete a sinistra, che rappresenta un convito d'Erode e la presentazione della testa di San Giovanni, affresco d'una rara bellezza e d'una sufficiente conservazione". Peraltro, notava ancora come "l'altra parete, sulla quale è dipinto il Santo che risuscita Drusiana, e quando è rapito in cielo, è tuttavia coperta; e facciamo caldissimi voti perché si cancelli presto l'antica vergogna" (p.171), a testimonianza di come fosse lungo e complesso il ripristino delle antiche pitture. Il compito di liberarle dallo scialbo e restaurarle fu dunque affidato ad una personalità di spicco, il Marini appunto, noto pittore e restauratore fiorentino appartenente alla corrente "purista", che aveva da poco riscoperto altre pitture giottesche nel Palazzo del Bargello. Lo stato di conservazione delle scene era assai compromesso, a causa non solo dell'azione del tempo, ma anche della tecnica pittorica anticamente impiegata. Infatti, le pitture erano state eseguite quasi per intero a tempera, procedimento notoriamente molto meno resistente di quello a fresco (adottato, per esempio, nella vicina cappella Bardi, anch'essa in quegli anni riscoperta e restaurata). Peraltro, le lacune - e di conseguenza le integrazioni moderne - erano fortunatamente di piccola estensione e localizzate, come nel caso del frammento qui analizzato, in zone periferiche. Il restauro del Marini non alterò in modo eccessivo le raffigurazioni originali, proponendosi - come era peculiarità del suo stile - di "accompagnare l'architettura gotica con il dipinto primitivo, inteso ancora come singola pittura, non come policromia dell'insieme" (Conti, p. 241). Tuttavia, la generale ripassatura a tempera della superficie pittorica e l'utilizzo di cere e paraffine per il fissaggio finirono comunque per recare danni agli affreschi. I restauri che si sono succeduti nel corso del secolo passato hanno provveduto a limitare tale degenerazione delle pitture ed anche ad eliminare - in linea con i principi della moderna teoria del restauro - le integrazioni ottocentesche, sostituite in loco da zone "a neutro"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900742452
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Villa Corsini a Castello
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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