miniatura, serie di Gherardo di Giovanni detto Gherardo del Fora, Monte di Giovanni del Fora (seconda metà sec. XV)

miniatura, post 1473 - ante 1476

Il codice contiene il calendario e i testi del messale. Membr.; cc. I (membr. rest.) + 315 + I’ (membr. rest.). Rubriche in inchiostro rosso, segni paragrafali azzurri. Numerazione moderna a lapis nell’angolo superiore del margine esterno (cc. 57bis, 225bis forse per errore nella numerazione perchè il testo prosegue correttamente); nel primo fascicolo (Calendario) mancano 2 carte che dovevano contenere i mesi di marzo e aprile, maggio e giugno ma la numerazione prosegue correttamente e quindi è successiva alla perdita delle due carte. Formato da 34 fascicoli restaurati, quasi tutti quinterni, trierni (XIV, XV), quaterni (I, XVII, XXIII, XXXII), sesterno (XXIV). Scrittura Testualis eseguita da un’unica mano con inchiostro bruno, rosso e con oro in foglia eseguita su 2 colonne di scrittura con 28 righe di testo, in alcune carte è presente anche il tetragramma. Il codice contiene: 112 iniziali figurate o istoriate, 17 iniziali decorate

  • OGGETTO miniatura
  • MATERIA E TECNICA LEGNO
    pergamena/ pittura a tempera
    STOFFA
    pergamena/ miniatura
    gesso/ doratura
    pergamena/ inchiostro
  • MISURE Altezza: 392 mm
    Larghezza: 274 mm
  • ATTRIBUZIONI Gherardo Di Giovanni Detto Gherardo Del Fora (1444-1445/ 1497)
    Monte Di Giovanni Del Fora (1448/ 1532-1533)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello o del Podestà già del Capitano del Popolo
  • INDIRIZZO v del Proconsolo, 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Messale, conosciuto anche come Corale A 67, è stato identificato, in base a una serie di documenti pubblicati da Mirella Levi D'Ancona (1962, p. 134, 400, 411), con quello ordinato da Messer Francesco Torelli, spedalingo di Santa Maria Nuova, scritto da un frate di San Francesco (forse Jacopo Torelli che è pagato il 17 agosto 1473) e miniato da Gherardo e Monte del Fora per la chiesa di Sant'Egidio, del suddetto Ospedale, tra il 1474 e il 1476. In periodi più recenti il Messale è stato studiato da Ada Labriola (in Firenze e gli antichi Paesi Bassi : 1430 – 1530. Dialoghi tra artisti da Jan van Eyck a Ghirlandaio, da Memling a Raffaello..., pp. 101-103) per la quale rappresenterebbe “una delle risposte più eclatanti dell'ambiente artistico fiorentino [...] alle novità pittoriche del paesaggio e del naturalismo fiamminghi”. I due miniatori, Gherardo e Monte di Giovanni, erano attivi nella loro bottega presso la Badia fiorentina a partire dai primi anni sessanta del Quattrocento dove svolgevano l'attività sia di cartolai che di miniatori, cimentandosi anche nella pittura su tavola, affresco e mosaico. La commissione del Messale ai due fratelli si deve all'iniziativa dello spedalingo Francesco di Torello Torelli, rettore della chiesa di Sant'Egidio. La provenienza è confermata anche dalla presenza dell'emblema dell'Ospedale che raffigura una gruccia (c. 5r). Per la Labriola è improbabile che il codice fosse destinato alle funzioni religiose quotidiane del clero officiante data la preziosità del corredo illustrativo trattandosi, piuttosto, di un'opera di pregio di cui far mostra in particolari occasioni. Il Messale è riccamente decorato e caratterizzato da una particolare vivacità dei colori e sfarzo di oro e argento. Lo stretto legame con il mondo fiammingo era stato già notato anche dalla Garzelli (1984) la quale propose come modello del Compianto di Cristo a c. 150v il dipinto con lo stesso soggetto di Rogier van der Weyden (Firenze, Galleria degli Uffizi) al tempo nella cappella della villa medicea di Careggi. Monte di Giovanni avrebbe ripreso dal fiammingo l'atteggiamento sofferente di Cristo, le braccia aperte e i piedi incrociati, la Maddalena rappresentata di spalle e il particolare degli oggetti dipinti in primo piano; un ulteriore modello, antecedente le due opere, è da cercarsi anche nel pannello centrale della predella della Pala di San Marco di Beato Angelico (oggi a Monaco, Alte Pinakothek). La Labriola nota come la città di Gerusalemme sullo sfondo della scena, circondata da una cornice dorata centinata, sia una sorta di trasformazione di Firenze stessa, arricchita di guglie e avvolta dalla foschia. Nel Te igitur con la Consacrazione dell'ostia, l'interno della chiesa è descritto fin nei miniami dettagli e proprio in questo interesse per il naturalismo sono presi a modello i dipinti di Rogier van der Weyden. La Labriola ipotizza la mano di Gherardo, caratterizzata dal colore smaltato, dalla stesura sottile e delicata dei colori, nelle Storie di Cristo post mortem che corrono intorno al fregio. L'Annunciazione a c. 5r, sempre di Gherardo, si apre su un chiostro porticato secondo una soluzione paesaggistica 'alla fiamminga' accolta, in quegli stessi anni, anche da Andrea del Verrocchio e dai suoi collaboratori, tra i quali era il giovane Leonardo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900645744-0
  • NUMERO D'INVENTARIO Bargello Libri miniati 1
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2009
  • ISCRIZIONI cartellino cartaceo sul verso del piatto anteriore - 67 - numeri arabi - a matita -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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