giraletto - manifattura toscana (?) (prima metà sec. XX)

giraletto, ca 1900 - ca 1949

La striscia di lino ha forma lunga e stretta e nella parte inferiore un'ampia balza di buratto, ricamato a punto tela e rammendo. La balza è divisa in riquadri, regolarmente alternati e scanditi da una sottile greca geometrica verticale. Il primo presenta l'aquila sormontata da corona e con quattro cervi agli angoli, segue un motivo a losanga riempito di decori geometrici e con figure di cervi e pavoni disposti ai quattro angoli, si ripete l'aquila seguita da un riquadro con una figura femminile centrale con intorno tre fanciulle di dimensioni più piccole, mentre figure stilizzate di uccelli animali e motivi vegetali riempiono la rete di fondo. Si ripete il riquadro con losanga e segue quella con un aquila bicipite ad ali spiegate, sormontata da corona, anch'essa circondata da due cervi disposti nella parte superiore e motivi vegetali stilizzati tutt' intorno. Questa è seguita dal riquadro ripetuto con la figura femminile. La composizione chiude con il riquadro contenente l'aquila. Il disegno è delimitato in alto e in basso da strisce, che fungono da bordo, ricavate dalla stessa tela e decorate da cervi e pavoni alternati, disposti di profilo in sequenza regolare Il bordo esterno è rifinito da frange applicate alla tela

  • OGGETTO giraletto
  • MATERIA E TECNICA filo di lino/ lavorazione a buratto
    tela di lino/ ricamo in cotone
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Toscana
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Davanzati
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Davanzati già Davizzi
  • INDIRIZZO Via Porta rossa, 13, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Buratto, lavoro di origine paesana e domestica, prendeva il nome da una specie di garza, dal latino Bura, anticamente usata per i formaggi e i cereali (M Risselin Steenebrugen, Les dentelles italiennes aux musée s Royaux d'art et d'histoire, Bruxelles, 1973, p. 61) ed era eseguito in tutta la penisola e in particolare in Sicilia, dove si faceva anche in sete policrome. Il lavoro era simile a quello del filet, ma la rete di fondo non era annodata, ma tessuta. La diffusione del lavoro è testimoniata dalla pubblicazione, nel 1530, di uno specifico libro di modelli di Alessandro Paganino, Il Burato libro dei ricami, nel quali erano testimoniati numerosi disegni geometri e figurati, che hanno continuato ad essere realizzati anche nei secoli successivi. Ampia fu la ripresa di questo lavoro nel clima storicistico otto-novecentesco, allorché sorsero aree produttive in Toscana (La tradizione del Buratto all'Antella, Firenze, 1989) e in Brianza, in particolare a Canonica ( Le industrie Femminili, Milano 1905, p. 36). L'esemplare presenta un cartellino con il numero 6955, simile a quello dei manufatti provenienti dalla Manifattura fiorentina Francesco Navone, fatto che con maggior probabilità indicherebbe una provenienza toscana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900644353
  • NUMERO D'INVENTARIO Stoffe 1517
  • DATA DI COMPILAZIONE 2007
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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