motivi decorativi zoomorfi
candelabro
ca 1526 - ca 1527
Cosini Silvio Detto Silvio Da Fiesole (?) (attribuito)
notizie 1521-1549
Ticciati Girolamo (1679/ 1745)
1679/ 1745
Base a dado, piedi a zampa di leone, corpo a quattro facce trapezoidali sagomate, balaustro
- OGGETTO candelabro
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MATERIA E TECNICA
marmo bianco/ scultura
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MISURE
Altezza: 111 cm
Larghezza: 30 cm
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ATTRIBUZIONI
Cosini Silvio Detto Silvio Da Fiesole (?) (attribuito)
Ticciati Girolamo (1679/ 1745)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo delle Cappelle Medicee
- LOCALIZZAZIONE Cappelle Medicee
- INDIRIZZO Piazza di Madonna degli Aldobrandini, 6, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Al nome di Cosini sono stati accostati i due candelieri marmorei dell’altare maggiore della Sagrestia Nuova eseguiti su disegno del Buonarroti (Carrara, Ferretti 2016, p. 67). Nella letteratura artistica ricorre la notizia dell’accidentale rottura di uno dei due manufatti e del conseguente rifacimento ad opera di Girolamo Ticciati nel 1741. L’origine dell’informazione non viene quasi mai ricordata anche se, da un accenno del de Tolnay, sembra che la notizia possa aver avuto origine da quanto scriveva Anton Francesco Gori nella sua edizione della “Vita di Michelangelo di Buonarroti” di Ascanio Condivi uscita nel 1746, quindi a breve distanza dall’avvenimento, nella quale, oltre a riferire i candelieri allo stesso Michelangelo, ricordava che uno rotto fu fatto restaurare intorno al 1741 dall’Elettrice Palatina. Qualche anno dopo però il Bottari riferisce l’intervento del Ticciati al completamento di parti del manufatto rimaste in fase di abbozzo escludendo categoricamente la rottura accidentale. Tale informazione il Bottari la ribadisce anche in una lettera che scrive allo stesso Gori nel 1747. Il canonico Moreni, nella sua pubblicazione data alle stampe nel 1813, precisa che il candeliere in cornu Epistolae, a destra di chi guarda l’altare, rotto casualmente, fu rifatto dal Ticciati intorno al 1741 per ordine dell’Elettrice Palatina Anna Maria Luisa de’ Medici (cfr. Campigli 2006, pp. 102-103, note 105-106, 108). Campigli (2006, pp. 103-104, nota 111), sulla scorta di materiale di archivio, puntualizza che il Ticciati fu effettivamente pagato il 12 novembre 1742 per terminare uno dei due candelieri e per pulire l’altro, e che nessuna rottura o rifacimento sono documentati. Purtroppo le fonti non chiariscono quale dei due manufatti sia stato completato dal Ticciati e l’omogeneità di stile rende arduo il riconoscimento; tuttavia, il Campigli nota proprio sul candeliere di destra un fare più preciso, quasi lezioso. Ad una più attenta osservazione lo studioso riconosce l’intervento di due artisti diversi: lo si vede nel frequente uso del sottosquadro che lascia emergere l’intaglio delle parti a rilievo di quello di destra, ravvisabile nelle foglie d’acanto agli angoli delle basi, e che manca completamente nell’altro; lo si vede nei draghi del basamento caratterizzati in quello di sinistra dalla maggiore incisività data ai rilievi e alle forme, mentre dall’altra parte è tutto più morbido, sia nello stacco dal fondo che nel dosaggio della profondità del rilievo. In virtù di tali confronti il Campigli ipotizza per il candeliere di sinistra la responsabilità di Cosini, che potrebbe aver iniziato i lavori nel 1526 circa per poi interromperli l’anno successivo, a causa della caduta dei Medici e l’instaurazione della Repubblica fiorentina. Con la ripresa del cantiere di San Lorenzo alla fine del 1530, quando Cosini era occupato a Genova, è plausibile che il candeliere di destra sia stato affidato ad un altro scultore. Campigli accoglie con cautela la proposta di Wallace che riconosce nell’anonimo artefice Simone Mosca. L’intervento settecentesco, oltre a completare le parti mancanti, avrà uniformato l’aspetto dei due candelieri togliendo certe ruvidezze grazie all’utilizzo documentato della pietra pomice. Sulla base di tali considerazioni sembra quindi plausibile riferire al candeliere di sinistra, attribuito a Cosini e rimasto incompiuto, l'intervento di completamento operato dal Ticciati nel 1742. Secondo Thode il candelabro fu eseguito presumibilmente da Silvio Cosini su disegno di Michelangelo. Esiste un disegno agli Uffizi, probabilmente di G. A. Dosio, in cui è accennata una decorazione con mascherone (in Tolnay, 1948, fig. 208). Il Dal Poggetto ipotizza che si riferisca al candelabro destro un disegno murale che secondo lui è di Michelangelo, posto nel lavamani della Sagrestia Nuova (Dal Poggetto, 1976, n. 18) e risalente a prima del 1534. Lo stesso studioso tuttavia rivede questa ipotesi nel 1979
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900288376
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Cappelle Medicee
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Cappelle Medicee
- DATA DI COMPILAZIONE 1988
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DATA DI AGGIORNAMENTO
1999
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0