Cristo in Pietà tra Sant'Alberto da Vercelli e San Girolamo
trittico,
Lippi Filippo (attribuito)
1406 ca./ 1469
La tavola a forma di trittico cuspidato, è realizzata a tempera su fondo oro e raffigura la Meditazione sulla passione di Cristo, conosciuto anche come Cristo in Pietà. I due santi in meditazione, posti ai lati di Gesù Cristo mentre emerge dal sepolcro, sono così disposti: a destra troviamo Sant'Alberto da Vercelli nell'atto di indicare la ferita causata da colpi di coltello, mentre a sinistra è raffigurato San Girolamo con le mani appoggiate al petto
- OGGETTO trittico
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ATTRIBUZIONI
Lippi Filippo (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Deposito diocesano di Santo Stefano al Ponte
- LOCALIZZAZIONE Chiesa dei SS. Stefano e Cecilia al Ponte
- INDIRIZZO Piazza Santo Stefano, 5, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo piccolo trittico devozionale fu esposto per la prima volta alla mostra del Tesoro di Firenze Sacra tenutasi nella chiesa di San Marco nel 1933. In tale occasione fu analizzato da diversi studiosi. Ugo Procacci nel suo articolo "Opere d'arte inedite della mostra del Tesoro di Firenze" dato lo stato precario di conservazione, preferì attribuirlo alla scuola del Lippi, Carlo Gamba invece in un articolo apparso nel 1933-1934 nel Bollettino d'Arte, lo attribuisce con certezza al Lippi, riconoscimento che ha trovato poi concorde la critica successiva. Più incerta è invece la datazione che oscilla dagli anni 30 al post 40. L'immagine ha un carattere penitenziale dato dalla combinazione iconografica della figura del Cristo morto al centro con il San Girolamo a destra in penitenza raffigurato con il manto ed il cappello vescovile rossi nell'atto di colpirsi il petto con una pietra e a sinistra il Sant'Alberto da Vercelli vestito con abito monacale. Il Cristo coronato di spine semiavvolto dal sudario ha una resa plastica di grande realismo nell'addome, grazie a delicate modulazioni chiaroscurali. La tomba da cui esce il Cristo è decorata a finto marmo secondo la consuetudine del Lippi. Il fondo oro pur mantenendo una ascendenza medievale potrebbe essere interpretato come una scelta del committente in quanto la realizzazione dell'opera già innovativa e che risente di Donatello e Masaccio sembra contrastare con questo arcaismo
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900284207
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- DATA DI COMPILAZIONE 1999
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0