Immacolata Concezione e santi
dipinto,
Allori Agnolo Detto Bronzino (bottega)
1503/ 1572
n.p
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Allori Agnolo Detto Bronzino (bottega)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Pitti
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- INDIRIZZO Piazza de' Pitti 1, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L'iconografia dell'opera è complessa, in quanto fonde il tema dell'Incoronazione della Vergine con quello dell'Immacolata Concezione e svolge il secondo nella versione della Disputa, quando ormai questa era stata soppiantata, sulla spinta delle disposizioni papali in materia, dal tipo dell'Allegoria formulata dal Vasari, di cui del resto anche qui si trovano riflessi, nella presenza dei Profeti e nell'articolazione della coppia dei Progenitori. Il dipinto è conosciuto dal 1910, quando venne affidato in deposito alle Gallerie fiorentine dall'Archivio di Stato, che lo aveva rinvenuto nei propri locali, già sede del tribunale, abbandonato in una stanza prospiciente via delle Carrozze, attuale via dei Georgofili. Con ogni probabilità si tratta della tavola del Bronzino rappresentante la "concettione della Madonna" rimasta "non del tutto finita" alla morte del pittore di cui dà notizia il Borghini riferendo che il dipinto era destinato ad un monastero allora in costruzione in via della Scala. Come già rilevato dal Paatz, l’edificio citato dal Borghini è da identificarsi con il Monastero Nuovo, detto anche della Concezione, realizzato in un’area attigua al fiorentino convento di Santa Maria Novella, su commissione dei Medici, tra il 1568 e il 1592, per ospitare le suore cavaliere dell’ordine di Santo Stefano, in ottemperanza ad una volontà testamentaria di Eleonora di Toledo e soppresso definitivamente nel 1810. I documenti relativi alla fondazione del monastero e le successive relazioni di visite che si conservano nell’Archivio di Stato di Firenze, le fonti edite sulla costruzione del complesso e la descrizione della chiesa del Richa non menzionano affatto la tavola in questione e pertanto non è certo che la sua originaria destinazione sia stata mantenuta dopo la morte del pittore. Il collegamento della testimonianza del Borghini al dipinto delle Gallerie fiorentine si deve al Berti, per il quale l’opera presenta i caratteri della fase tarda del Bronzino, ma è stata eseguita interamente da aiuti su disegno del maestro e rimasta priva dell’intervento finale di quest’ultimo. Alla bottega ne riferisce la realizzazione finale anche la Lecchini Giovannoni, escludendo la collaborazione di Alessandro Allori. La tavola è stilisticamente accostabile alle ultime prove del Bronzino come, ad esempio, la “Natività” di Pisa (1564). L’assenza di iscrizione nei cartigli e nei libri mostrati dai Precursori denuncia chiaramente uno stato di incompiutezza. Dopo aver sostato nei depositi delle Gallerie fiorentine, nel 1951 la pala è stata concessa in deposito alla chiesa di S. Maria Regina della Pace e posta all’altar maggiore dove si trova tuttora, anche se parzialmente oscurata nella parte inferiore dalle canne di un organo
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900284161
- NUMERO D'INVENTARIO Inv. Dep. 1
- ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
- DATA DI COMPILAZIONE 1997
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2014
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0