putti, oche e decorazioni
fusto
ca 1538 - ca 1550
Pericoli Niccolò Detto Tribolo (1500/ 1550)
1500/ 1550
Base ottagonale con volute, corpo centrale figurato con putti abbracciati e oche che gettano acqua dal becco; coronamento aggettante ottagonale con volute e mascheroni
- OGGETTO fusto
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ fusione
marmo/ scultura
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ATTRIBUZIONI
Pericoli Niccolò Detto Tribolo (1500/ 1550)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Giardino della Villa medicea di Castello
- LOCALIZZAZIONE Villa Medicea di Castello
- INDIRIZZO Via di Castello, 44, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La grande fontana di Ercole era il fulcro del giardino di Castello, voluto da Cosimo I nel 1537. Progettato e in parte eseguito dal Tribolo e dai suoi assistenti Pierino da Vinci e la famiglia Lorenzi (Antonio, Gino, Stoldo) e altri (ad es. David Fortini), a partire dal 1538 sino alla morte dello scultore (1550), il giardino non fu mai realizzato secondo gli intenti originari e fu completato dapprima sotto la direzione di Davide Fortini (1550-1554) e poi del Vasari (1554-1574), con interventi dell'Ammannati. Il programma iconografico, ideato da Benedetto Varchi e descritto dal Vasari nella vita del Tribolo anche nelle parti non eseguite (cfr. anche Del B ravo, 1978) si basava sull'idea letteraria di origine arcadica del giardino come "poemetto pastorale in lode dell'armonia politica e interiore", pienamente raggiunta col regno di Cosimo I (Del Bravo). L'acqua aveva un ruolo fondamentale, non solo funzionale ma anche simbolico. Dal vivaio con l'Apennino, nel selvatico in alto, l'acqua arrivava alla Grotta degli Animali e da qui passava alle due fonti del Montesenario e del Falterona (non eseguite). Da qui confluiva nelle due fontane dell'Arno e del Mugnone (di cui restano frammenti) per risgorgare nella fontana del Labirinto, con la statua della Fiorenza. Da qui scorreva infine nella fontana di Ercole formando un altissimo zampillo e setti minori dalle bocche dei delfini, dei capricorni e delle oche e ricadendo dalle vasche popolate di putti. Per altri condotti l'acqua defluiva poi nei due vivai anteriori alla villa. Carlo Del Bravo ha perfettamente messo in luce i legami con la poesia ellenistica (Callistrato) e contemporanea (Sannazzaro), comparando le scene arcadiche con ninfe, satiri e putti sulle rive dei fiumi e sulle rocce, con l'effetto di questa fontana con la successione delle vasche e la naturalezza delle figure. L'esecuzione della fontana, ideata dal Tribolo, iniziò probabilmente già' dal 1538 - Montorsoli e' inviato in quell'anno a Carrara per i marmi. La fontana non fu comunque montata prima de1 1550. Alla morte del Tribolo i lavori furono proseguiti da Antonio Lorenzi e dal figlio Stoldo (pagamenti sino al 1556 ). Infine 1'Ammannati fuse il gruppo con "Ercole e Anteo" ne1 1560, probabilmente utilizzando un modello del Tribolo. Il Del Bravo ha individuato le parti autografe del Tribolo. Alla ideazione del progetto generale non dovette essere estranea la conoscenza da parte dello scultore delle fontane ideate a Napoli da Giovanni da Nola per la villa di Chiaia di Don Pietro di Toledo, suocero di Cosimo I. Si devono poi al Tribolo le seguenti sculture: il gruppo centrale con i putti ehe giocano con le oche, il putto bronzeo sulla vasca centrale rivolto verso la villa (eseguito nel 1549, quando si ruppe uno dei quattro modelli in terra di Pierino da Vinci), e i due putti in marmo verso la villa, del gruppo sotto la vasca centrale. In queste sculture Tribolo fonde con estrema naturalezza e grazia influssi della scultura ellenistica, di Donatello, Michelangelo e Sansovino. Tra i suoi collaboratori, Pierino da Vinci eseguì tra il 1542 e il 1546 i modelli per gli altri tre putti in bronzo fusi da Zanobi Lastricati. Non e' nota invece la parte avuta da Antonio Lorenzi, principale aiuto del Tribolo dal 1546 che peraltro fu il principale assistente del Tribolo. L'attribuzione al Lorenzi dei putti in cima alla fontana (Pope-Hennessy) non è fondata su basi documentarie. Circa il gruppo bronzeo di coronamento, dapprima affidato al Montorsoli che lo iniziò in marmo e poi al Danti che fallì la fusione, è probabile il ricorso a un modello del Tribolo. L'Ammannati eseguì comunque il suo modello nel 1558-59 e fuse il gruppo tra il dicembre 1559 e il marz o 1560 (cfr. Fossi, 1976). La fontana non si trova attualmente nella collocazione originale, che era più' in basso verso la villa. Al suo posto si trovava la fontana del Labirinto, spostata alla Petraia nel 1788. In tale spostamento fu distrutto il complesso sistema di gradini e furono probabilmente alterate le proporzioni della fontana (il basamento coi mostri marini era forse sotto il livello dell'acqua, come proverebbe lo stato di consuzione del marmo). Alcune parti erano forse dipinte di rosso ad imitazione del porfido antico. Attualmente per problemi conservativi la fontana è priva del gruppo di "Ercole e Anteo", dei quattro putti in bronzo e dei putti in marmo sotto la vasca centrale, restaurati e deposi tati nella villa della Petraia. Al committente alludono i capricorni, sua impresa personale e lo stesso gruppo di "Ercol e e Anteo". Ercole difatti era impresa giovanile di Cosimo I , poi abbandonata, ma sempre legata a lui e allo stato fiorentino
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900281676-4
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Giardino della Villa medicea di Castello
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1990
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0