martirio di San Sebastiano tra Santi Biagio e Antonio

dipinto,

Il santo titolare è affiancato da S. Biagio vescovo patrono della pievania e da S. Antonio abate. Il paesaggio si appiattisce in una sorta di terrazza rocciosa, la sommità di un nuovo Golgota, sul ciglio si allineano i personaggi oltre i quali si scorge in lontananza uno specchio d'acqua e una landa scura: forse una città, l'antica Gerusalemme, o la Roma di Diocleziano col Campo Marzio dove, secondo Jacopo da Varagine, avvenne il martirio di Sebastiano; oppure Firenze vista dall'Arno. Ai lati di S. Sebastiano, due angeli accorrono in volo, con la corona e la palma del martirio. Si noti la differenza stilistica dei due arcieri intenti a scoccare i dardi sacrificali: esiste un'incongruenza tra i corti dardi da balestra conficcati nel corpo del santo e quelli impugnati con fatica dai due armigeri di lunghezza esagerata come gli archi stessi. Le due figure minori, arcaicamente dipinte in dimensione ridotta rispetto a quella dei santi, risultano indurite

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Neri Di Bicci (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Montecatini Val di Cecina (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il rapporto di continuità iconografica che le terrecotte robbiane e la Gloria di Antonio Pomarancio hanno con un passato paesano fatto di ardue difese dalle epidemie è confermato nella tavola presente, in considerazione alla prossimità stilistica e alle affinità tematiche con un altro Martirio di S. Sebastiano (questa volta accompagnato dalla rappresentazione dei santi Bartolomeo e Nicola) già in S. Giusto al Botro a Volterra e oggi nella locale pinacoteca civica. Questa seconda opera, datata 1478, fu commissionata probabilmente in seguito alla pestilenza del 1468 e al frequente rinnovarsi dei focolai d'epidemia nella zona, che difatti fu nuovamente visitata dal contagio nel 1484. Volterra era tuttavia un luogo in grado di far fronte più facilmente alla peste, sotto un cielo spazzato dalle correnti. A Montecatini, affacciata sulle meno salubri vallate verso la costa, l'assillo della malattia pare determinante anche al momento di commissionare la tavola al pittore fiorentino. La rappresentazione dell'abate Antonio, come già notò Costagli, è analoga a quella adottata da Neri nella Madonna in trono e santi ora al Museo d'Arte Sacra di Montespertoli. Per il S. Biagio fu adottata una monumentalità di derivazione lippesca, facendo riferimento anche all'esempio di un S. Biagio di Masaccio nel Trittico di S. Giovenale a Reggello (1422). Per l'immagine di S. Sebastiano, infine, si potrebbero citare i precedenti disegnativi (Carli e Paolucci) di Andrea del Castagno e Antonio del Pollaiolo. Sennonché qui la figura di Sebastiano è più sollevata da terra, più rigida; l'elegante flessuosità delle gambe lascia il posto a una muscolatura rigida e a piedi quasi puntati sull'intaccatura del tronco d'albero. Sebastiano diventa cosi nuova, drammatica, figura del Cristo crocifisso: anche le frecce gli si conficcano nel petto secondo un disegno cruciforme. Nell'angelo con la corona l'autore mostra di tenere presente quello dipinto dal Verrocchio nel Battesimo di Cristo eseguito insieme a Leonardo da Vinci, tuttavia ottiene una figura in cui compostezza e staticità non sono risolte nemmeno dall'espediente di sostituire i piedi con frange di nembi. I colori stessi della composizione sono più maturi, meno arcaici; e l'oro è circoscritto alle aureole, forse non solo per una nuova modernità della tavola, ma semplicemente per una minore esigenza dei committenti nella preziosità materiale del manufatto. Difficilmente l'e ombre, i ciottoli e le verzurette sono riconducibili alla mano di Neri, al quale va invece comunque ricondotta 1'esecuzione, di gusto arcaico, delle asperità e dei crepacci del terreno. Andrà attribuito allo sconosciuto pittore delle aggiunte il resto del paesaggio
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900238901
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio, per il patrimonio storico artistico e demoetnoantropologico di Pisa, Livorno, Lucca e Massa Carrara
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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