cavalli in sosta con un uomo, una donna seduta e un cane

dipinto, ca 1685 - ca 1692

n.r

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Bloemen Pieter Van Detto Stendardo (1657/ 1720)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Casa Martelli
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Martelli
  • INDIRIZZO Via Zannetti, 8, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La scena rappresenta uno slargo in una strada romana fiancheggiato da edifici parzialmente in rovina. Una donna seduta in primo piano a sinistra si rivolge ad un uomo che sta dissellando o togliendo il carico ad un cavallo morello, che con la testa cerca già erba o acqua al suolo. Accanto a lui, un altro cavallo grigio attende di essere sollevato del basto ingombrante. Un piccolo cane completa il gruppo. Sul fondo, altri due grigi condotti da un uomo sono in cammino per la strada, quello più indietro con un carico enorme per la sua taglia. Gli animali hanno una corporatura robusta e scattante, e bei musi resi naturalisticamente. Anche i movimenti sono ben osservati, denotando un artista che certamente pratica il 'genere', ma che si interessa con gusto a questo particolare soggetto.La fattura stilistica è sciolta e filante, e l'interpretazione della luce ne risulta vibrante e robusta.Il dipinto rientra nei soggetti di vita popolare prediletti dai pittori bamboccianti, stranieri e no, attivi a Roma per tutto il Seicento. Questo filone di pittura, inaugurato dai nordici venuti a Roma negli anni '20, come il van Laer, e sostanziato dal gusto per il picaresco di origine spagnola, si estese anche a pittori italiani come il Cerquozzi e, come genere pittorico 'minore' e quindi meno sottomesso alle regole auree della pittura, divenne, congiuntamente con il paesaggio, uno dei teatri favoriti per l'esperimento anche tecnico-stilistico, ed uno dei laboratori per le ricerche più innovative in termini di libertà pittorica (com'è il caso, ad esempio, delle ricche cromie e della luce nei dipinti di Karel Dujardin (Amsterdam1626 - Venezia 1678) e della'macchia' vivace e spiritosa di Nicolaes Berchem (Haarlem 1620/21- Amsterdam 1682/3)). Pieter van Bloemen fu l'autore di cerniera tra la pittura bambocciante di metà Seicento e gli epigoni romani, tra cui il Locatelli. A lui il n. 100 è stato attribuito, così come il n. 104 che ne è il pendant. Se però per il n. 104 l'attribuzione ci pare corretta, nel caso del n. 100 alcuni dubbi sorgono per il tratto assai più mosso di quanto di solito non sia la pennellata del Van Bloemen che definisce le luci e gli scuri con vere e proprie macchie luminose od opache (si veda per esempio il dipinto già in collezione Rospigliosi venduto all'asta nel 1931 e pubblicato in A. Negro (a cura di), Paesaggio e figura. Nuove ricerche sulla collezione Rospigliosi, Roma 2000, pp. 99-100, n 33, ill.). E' possibile che anche le condizioni non perfette del dipinto incidano sulla sua valutazione, e che le riserve sull'attribuzione vengano del tutto sciolte con la sua pulitura. Pieter van Bloemen è fratello maggiore del paesaggista Jan Frans, chiamato 'Orizzonte' (Anversa 1662-Roma 1749) e dell'assai meno noto Norbert, chiamato 'Cefalo'(Anversa 1670-Amsterdam 1746), pittore di bambocciate e di mercati o cacciagione. La specialità di Pieter invece, come denota anche il nomignolo 'Stendardo', assegnatogli tra i Bentveughels, l'associazione degli artisti nordici a Roma, fu la battaglia e la rappresentazione dei cavalli. Il n. 104 si può accostare ad opere come la Sosta di animali nella campagna romana dell'Accademia di San Luca a Roma, dove pure è acuto lo studio del contrasto luminoso tra figure più brillanti e riflettenti e figure più opache (I. Faldi in [C. Pietrangeli et al..], L'Accademia Nazionale di San Luca, Roma 1974, p. 179, ill.). Il dipinto fu forse acquistato a Roma da Domenico Martelli, perché egli apprezzava il genere 'bambocciante' ed il van Bloemen rappresenta l'anello di giunzione tra i bamboccianti nordici e il 'genere' campestre alla Locatelli, di cui l'abate stesso fu estimatore e committente (Civai p. 77). Nato ad Anversa nel 1657, nel 1667 risulta come allievo del battaglista Simon Douw. Nel 1673 (17 anni) è iscritto come maestro nella gilda di San Luca, nel 1674 scende a Lione e poi a Roma. Chiamato Stendardo dalle bandiere che spesso appaiono nei suoi dipinti di scontri armati. Rintracciabile a Roma tra il 1685 ed il 1692, lavora in questo tempo con Christian Reder (Monsù Leandro) ed il fratello Jan Frans. Dopo il suo ritorno ad Anversa nel 1694 egli fonda un grosso studio con molti scolari, di cui però nessun nome è noto. I temi preferiti sono: Paesaggi, scene di genere, animali, maneggi, mercati di cavalli. Ricercato soprattutto per le sue rappresentazioni di cavalli, egli esegue il cvallo nel ritratto equestre del duca di Marlborough di Balthasar van der Bossche. A Roma egli eseguiva le figure ed i cavalli nei paesaggi del fratello Jan Frans. Nella raffigurazione delle scene di strada egli segue la corrente van Laer-Bamboccianti. Anche dopo il suo ritorno in patria egli continua a dipingere figure con sfondi di architetture italiane. [segue in annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900230320
  • NUMERO D'INVENTARIO Martelli 100
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Casa Martelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • ISCRIZIONI a tergo sul telaio - M. Stendardo - corsivo - non determinabile -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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