Cristo deriso

dipinto, 1590 - ca 1599

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Cardi Ludovico Detto Il Cigoli (attribuito)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito bolognese
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questa tela, già esposta nella Pinacoteca della Certosa, secondo il Leoncini sarebbe identificabile con un quadro raffigurante l' "Ecce Homo" ricordato dal Pini, nel suo "Inventario" del 1862, all'interno del Capitolo (G. Leoncini, in C. Chiarelli - G. Leoncini, 1982, p. 239; C. Pini, 1862, cc. 17 s. e d.). In questa sede proporrei d'identificarla anche con un dipinto del Cigoli citato dal Moreni raffigurante un "Salvatore" sempre ubicato nella sala del Capitolo (D. Moreni, II, 1792, p. 151). In tal caso si arretrerebbe di settanta anni la data che attesta la presenza dell'opera del Cigoli alla Certosa del Galluzzo. Infatti, secondo quanto risulta dalle ricerche svolte dalla Matteoli (1974, pp. 155-156) la Certosa fiorentina non sarebbe stata il committente del dipinto, commitente identificabile invece nella persona di Jacopo Giraldi, gentiluomo fiorentino. La studiosa sarebbe risalita alla provenienza originaria del quadro grazie alla particolareggiata descrizione offerta dal Baldinucci in merito alle due opere realizzate dal Cigoli per l'erudito, ovvero una "Coronazione di spine" ed un "Signore mostrato al Popolo" (F. Baldinucci, 1846, III, p. 246). Il biografo si sofferma soprattutto sul primo dei due dipinti sottolineando alcuni particolari - per esempio la fonte di luce e il suo riflettersi - che secondo la Matteoli si addicono "a puntino alla tela della Certosa" (1974, p. 156). La differente intitolazione dei dipinti in questione si spiega per la frequente confusione tra i due momenti iconografici raffigurati, che invece nella storia della passione di Cristo si susseguono. Ulteriore prova della corretta identificazione sarebbero le caratteristiche stilistiche del "Cristo deriso" corrispondenti al periodo in cui il Cigoli, secondo la ricostruzione della Matteoli, avrebbe dipinto i due quadri per il Giraldi, ovvero l'ultimo decennio del Cinquecento. Il linguaggio del pittore è ormai maturo come appare dalla perfezione del disegno - pratica in cui tanto si esercitò -, dalla superba riproduzione anatomica del corpo del Cristo, nonchè del braccio muscoloso del manigoldo in primo piano, dall'organizzazione compositiva - complessa e articolata rispetto a quelle giovanili - dove i moti centrifughi sprigionati dalle azioni dei protagonisti e le espressioni di questi ultimi preludono le opere "barocche" della produzione seicentesca (Si confrontino, a questo proposito, i gesti degli schernitori con quelli dei manigoldi del "Martirio di San Giacomo Maggiore" di Polesine di Pepognago (1605) e il volto del Cristo col profilo di San Giacomo per la comune espressione drammatica di sofferenza che appare tuttavia addolcita da morbidi passaggi tra luce ed ombra). Sebbene l'impoverimento generalizzato della pellicola pittorica impedisca di valutare appieno le qualità del dipinto, sono intuibili la morbidezza e la pastosità della pennellata con cui il pittore lo ha condotto. Tali proprietà del linguaggio pittorico cigolesco ribadiscono ulteriormente l'appartenenza della tela agli anni Novanta, rivelando come già acquisita l'esperienza del pittore di culture artistiche non fiorentine, nella fattispecie quella correggesca e quella tizianesca
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900228734
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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