Meneceo
scultura,
1830 - 1830
Costoli Aristodemo (1803/ 1871)
1803/ 1871
Personaggi: Meneceo
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
GESSO
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MISURE
Altezza: 178 cm
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ATTRIBUZIONI
Costoli Aristodemo (1803/ 1871)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria d'Arte Moderna
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
- INDIRIZZO P.zza Pitti 1, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il soggetto è ispirato alla Fenice di Euripide, atto III,e illustra il sacrificio di Meneceo che non si sottrae al suo fato, durante la contesa di Eteocle e Polinice, della stirpe di Edipo, per il trono di Tebe. L'opera, saggio di pensionato nel 1830 del Costoli, determinò il successo dell'autore e nello studio di S. Pinto (1972) sono riportate le parole di entusiasmo che accompagnarono le prime esposizioni a Roma e a Firenze della statua. Nonostante l'ammirazione per il Meneceo, che subito riposto nella Grande sala dei capolavori di scultura dell'Accademia, non fu immediatamente tradotto in marmo se non con una replica, di grandezza metà dal vero, coordinata da Giovanni Sanfort. Questi la trasferì in Inghilterra insieme ai ritratti che si fece fare dal Costoli per sé, la moglie e la figlia ("Giornale del Commercio", n. 14, 3.3.1939). Lo scultore si cimentò poi nella traduzione marmorea ricordata dalla Pinto come esposta, ancora non finita, a Firenze nel 1861, alla Prima Esposizione Nazionale, e successivamente inviata all'Esposizione Universale di Parigi del 1867. Già dal 1873 si cominciò a ventilare la possibilità che l'opera potesse andare all'estero e nel 1881 Leopoldo Costoli la offrì alle Gallerie fiorentine, che speravano allora di riunire le sculture moderne. Il marmo venne però rifiutato e l'ultimo ricordo di questo è legato alla Mostra Retrospettiva di Arte Italiana, tenutasi a Roma nel 1883. Nel panorama dei giudizi critici enusiasti espressi per il Meneceo, durante il secolo scorso, a partire dal Niccolini, si distaccarono unicamente le voci di Paolo Emiliani i Giudici (1859) e di Francesco dell'Ongaro che commentava il marmo posto a Parigi nel 1867. Questi non vi vedeva messo in mostra "l'uomo, che, come Curzio, immolò se stesso volontariamente alla Patria. È un atleta, nient'altro". come Paolo Emiliani Giudici, trovava l'immagine priva degli elementi sentimentali, avendo il Costoli preferito condurre l'insieme in una composizione controllata, nella quale gli aspetti naturalistici esaltati dal Nicolini, sono fondamentalmente riequilibrati in un'astrazione, che si riferisce alla tipologia del "Gladiatore morente" dei Musei Capitolini. Lo scultore, tuttavia, si impose di fatto e iniziò una carriera che lo vide impegnato presso l'Accademia, come aiuto (1839) e poi come successore del Bartolini
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900225243
- NUMERO D'INVENTARIO Cat. Generale 736
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1989
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0