angeli reggitarga
dipinto murale,
post 1592 - ante 1594
Nella parte superiore ci sono dei timpani di gusto bontalentiano con una f accia di cherubino in stucco
- OGGETTO dipinto murale
-
MISURE
Altezza: 180 cm
Larghezza: 237 cm
-
ATTRIBUZIONI
Barbatelli Bernardino Detto Il Poccetti (1548/ 1612): affresco
- LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE I dipinti della volta e delle pareti della Cappella Maggiore della chiesa monastica furono eseguiti dal Poccetti fra il 1591 e il 1593, come testimo niano i documenti rintracciati dalla Weisz. La sala è chiamata presbiterio per distinguerla dal luogo di culto riservato ai conversi, quasi un narce te rispetto allla vera e propria chiesa conventuale.Secondo l'ipotesi di V itzthum molti dei disegni preparatori del Poccetti per il presbiterio, spa rsi ora tra gli Uffizi, il Louvre ed altre collezioni, sono da riconoscers i come parti del taccuino di schizzi ricordato dal Baldinucci ancora in po ssesso dei monaci. tale identificazione secondo l'Hamilton non è stata anc ora sufficientemente dimostrata. Il programma iconografico, fortemente uni tario, celebra l'ordine certosino attraverso le effigi dei suoi vescovi e beati (volta) e gli episodi della vita di San Bruno, fondatore dell'ordine . Il riconoscimento delle figure sulla volta è stato possibile, in occasio ne degli ultimi restauri, grazie al rinvenimento delle iscrizioni. Probabi lmente quasi tutti i religiosi furono ritratti dal vero, come ci ricorda i l Baldinucci: "bellissime figure e molti padri di quel monastero, che vive vano in quei tempi, ritratti al naturale, a' quali non manca se non la par ola". Il Baldinucci che fornisce anche una dettagliata descrizione delle r affigurazioni cade in errore nell'identificazione delle figure della volta che considera "quattro dottori della chiesa, ciascheduno in mezzo a due a ngioletti e due beati di quell'ordine". L'esatta individuazione dei vari p ersonaggi rappresentati si deve, invece, a Padre Goffredo Viti. In base al le parole del biografo varie erano state le datazioni proposte dai critici priamdella Weisz: il Tinti li poneva tra il 1594 e il 1597, il Colnaghi f ra il 1591 e il 1597, mentre il Voss nel 1595. Lo Hamilton, invece, per un 'errata interpretazione delle fonti archivistiche, colloca i dipinti fra i l 1591 e il 1597. Che questi fossero già compiuti nel 1593 è, però, compro vato, oltre che dall'evidenza documentaria, anche dal fatto che nel maggio del 1593 siano state registrate le spese per la doratura, eseguite da un certo Giovanni di Paolo, e per gli stucchi delle incorniciature delle fini stre. Il positivo giudizio del Baldinucci viene ribadito dal Rau e dal Ras trelli, dal Moreni e dall'autore della Guida, dal Bacchi, il quale ci info rma anche sulle cattive condizioni di conservazione in cui all'inizio del Novecento si trovavano gli affreschi, aggiungendo che questi, guastatisi p e rl'eccessiva umidità, già dopo pochi anni dalla loro esecuzione, furono ritoccati più volte. Le tracce di questi antichi interventi sono stati rec entemente eliminati dal restauro operato dalla Soprintendenza ai Beni Arch itettonici e Ambientali nel 1980. La critica ha preso soprattutto in consi derazione l'affresco delle Esequie di San Bruno. Solo Hamilton e Campani s i sono soffermati sul fatto che la volta a crociera non avesse un insieme unitario, ma ogni campata sembri piuttosto la continuazione delle pareti s ottostanti. Inoltre, benchè il blu che fa da sfondo alla parte superiore d ei troni voglia suggerire il cielo aperto, il soffitto ha poca profondità. Le figure sono inserite quasi ad incastro. Ciò non ci sembra un limite pe rchè esalta la monumentalità dei vescovi seduti nei loro scranni e la plas ticità dei certodini negli angoli delle vele, rendendoli illusionisticamen te partecipi dello stesso spazio in cui si trova il riguardante. . Un appr ofondito esame della struttura degli affreschi è stato fatto dal Frey. Egl i vi individua tre sfere di realtà: quella terrena del funerale, quella de ll'accoglienza dell'anima del santo in cielo ed infine la dimensione divin a dell'apparizione di Cristo in una gloria d'angeli.La figura di Gesù, che non viene percepita dalla folla nella zona inferiore del dipinto, ma che si rivolge direttamente al fedele rappresenta l'anello di congiunzione tra il mondo dello spettatore e quello dell'avvenimeto rappresentato. In ques ta piccola porzione da affrescare il Poccetti non ha rinunciato all'idea d i una decorazione piacevole e che al tempo stesso potesse adempiere alla f unzione di catechesi, che era alla base del programma iconografico di tutt i i dipinti del presbiterio. Le iscrizioni nelle cartelle invitano i certo sini a seguire la dottrina cristiana essendo un giogo soave e leggero e a comportarsi come Cristo, dolce ed umile di cuore, perchè così avrebbero tr ovato pace per le loro anime
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900224761-5
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
- DATA DI COMPILAZIONE 1990
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2009
- ISCRIZIONI al centro della cartella - DISCITE A ME QUIA MITIS SUM ET HUMILIS CORDE - Matteo 11,29 - lettere capitali - a pennello - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0