Urna reliquiario dei santi Lorentino e Pergentino. Urna reliquiario dei santi Lorentino e Pergentino

urna reliquiario, post 1458 - ante 1500

Urna reliquario

  • OGGETTO urna reliquiario
  • MATERIA E TECNICA LEGNO
  • MISURE Profondità: 36 cm
    Altezza: 85 cm
    Larghezza: 63 cm
  • ATTRIBUZIONI Niccolò Di Giovanni Da Borgo San Sepolcro (attribuito): decoratore
  • LOCALIZZAZIONE Museo nazionale d'arte medievale e moderna
  • INDIRIZZO via San Lorentino 8, Arezzo (AR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Concepita come reliquiario a cassetto, l'urna fu commissionata dai Rettori della Fraternita dei Laici nel 1498 all'orafo Niccolò di Giovanni da Borgo Sansepolcro (Vasari la ricorda erroneamente come opera di Forzore Spinelli, cugino del pittore Parri), come testimonia il documento di allogagione datato 16 giugno 1498; il lavoro venne terminato circa un anno dopo, l'ultimo pagamento risulta fatto al figlio Giovanni in data 15 gennaio 1500 (Maetzke, 1987). Si tratta di una delle più importanti opere di oreficeria realizzate in città. Nel 1916 Salmi lega le figure delle formelle sbalzate, lunghe e sottili, a Bartolomeo della Gatta, attivo ad Arezzo nella seconda metà del XV secolo, precisamente le confronta con la predella di Castiglion Fiorentino raffigurante le "Scene della vita di San Giuliano"; sostiene che le composizioni dell'urna appartengano come ideazione e disegno al pittore il quale, in quanto monaco, era più esperto in materia agiografica, e che Niccolò del Borgo sia stato l'orafo esecutore. Del Vita nel 1926 asserisce invece che l'artista abbia tratto ispirazione dalla tavola con la "Madonna della Misericordia" del 1435 eseguita da Parri di Spinello, oltre che dagli episodi dei due santi scolpiti nell'architrave della chiesa dei Santi Lorentino e Pergentino, e che le affinità con Bartolomeo della Gatta si spiegavano per la quasi contemporaneità tra le due opere. L'artefice non raggiunge i livelli qualitativi del modello a cui si ispira; il segno è un po' rigido e sommario, l'analisi dello stile espresso nelle figure e certi rapporti con i testi pittorici locali confermano l'origine provinciale dell'artista che cerca di eguagliare modelli più ricchi e preziosi, elaborando motivi ornamentali di transizione. L'ipotesi è che ideatore ed esecutore non coincidano. Galoppi (2007) identifica l'ideatore del progetto con quella generazione di artisti dipendenti dalla cultura aretina degli Spinelli con riferimenti pierfrancescani; ci sono dei particolari che ancora richiamano una tradizione arcaica, ma è chiara la ricerca che va verso un rinnovamento ispirato alle nuove tendenze rinascimentali. La rappresentazione, pur nella modestia dell'esecuzione orafa, sorprende per la vivace vena narrativa delle scene; siamo di fronte ad un disegno che sistema ogni elemento in uno spazio concepito già in maniera rinascimentale e che affida l'effetto alla sintesi unitaria dei valori pierfrancescani di forma e di luce, giocando sull'effetto del metallo sbalzato con l'alternanza di oro e argento. E' quindi possibile che il progetto generale dell'opera debba attribuirsi ad un artista più dotto e capace, come già proposto da Salmi nel 1916
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900222350
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Museo Nazionale d'Arte Medievale e Moderna - Arezzo
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2012
    2016
  • STEMMI Parte anteriore, al centro - Emblema - Stemma smaltato della Fraternita dei Laici
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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