miracoli di S. Filippo Benizzi
dipinto,
Castelucci Salvi (cerchia)
1608/ 1672
dipinto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Castelucci Salvi (cerchia)
- LOCALIZZAZIONE Arezzo (AR)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La vicenda di questo importante ciclo di affreschi, quasi mai studiato e chiarito ( come del resto le personalità artistiche i cui nomi vengono tirati in ballo per essi), è legata, purtroppo indissolubilmente al degrado irreparabile a cui le lunette sono sottoposte: evidentemente affrescate in modo inadeguato o errato, su intonaci e murature molto esposte all'umidità e alle intemperie, le scenette dipinte hanno visto accentuarsi le cadute di colore e la progressiva perdita di consistenza già durante i numerosi rifacimenti subiti dalla chiesa e dal convento nel corso dell' Ottocento e di questo secolo; altri danni furono provocati dall'ultima guerra, che colpì duramente proprio il lato del complesso che si affaccia su via Bicchierata dove si trovano gli affreschi; il degrado sembra comunque essersi ancora di più accentuato negli ultimi anni, forse in relazione all'inquinamento atmosferico e nonostante alcuni evidenti tentativi di ripulitura; alla data attuale notiamo già un forte peggioramento della situazione della situazione anche rispetto alla realizzazione della campagna fotografica, che è del 1974 o poco prima. Del ciclo di affreschi sappiamo dal Tafi, che ha potuto consultare alcune memorie conservate nell'archivio del convento e ora in procinto di passare a Firenze, che fu iniziato nel 1670, che le lunette vennero pagate ciascuna tre scudi e che due di esse almeno vennero pagate da Francesco Redi. In realtà possiamo notare in parecchie delle scena l'originaria presenza di uno stemma dipinto che doveva indicare il singolo committente; purtroppo illeggibili, i vari stemmi ci consentono soltanto di attribuire un ruolo importante nel lavoro agli Albergotti (la loro arme campeggia in evidenza accanto al simbolo dei serviti sulla lunetta 2), mentre forse la lunetta 7 è da riferirsi, anche se lo stemma non corrisponde esattamente a quello riportato sui blasonari settecenteschi e ottocenteschi, alla famiglia aretina dei Massi, che ottenne il 4° grado di nobiltà nel 1667. Per quel che riguarda l'autore o gli autori del ciclo, tenendo conto della difficoltà di lettura, riportiamo la segnalazione di Tafi circa la presenza nei lavori di un gruppo di artisti aretini attivi tra terzo quarto e fine del Seicento, in particolare Salvi Castellucci, Giovanni Battista e Pietro Biondi, Angiolo Ricci, tutti noti anche per aver lavorato frequentemente in San Pier Piccolo. Una fonte tardo-settecentesca pubblicata nel 1819 afferma invece che molte lunette sono del Biondi (Giovanni Battista), e alcune del Castellucci; la vivace vena eclettica degli affreschi rimasti visibili, e il confronto che possiamo operare tra essi e altre opere di Salvi Castellucci conservate in San Pier Piccolo fa pensare piuttosto a questi almeno come iniziatore del ciclo: il vecchio con gli occhiali della lunetta 4, in particolare è identico a quello che si vede in un affresco della chiesa ( vedi scheda 00220735), già dal salmi attribuito a Salvi. Se accettiamo comunque la data di inizio dei lavori, 1670, è probabile che il Castellucci non sia riuscito a portarli a termine, poiché muore nel 1672; a subentrare potrebbero essere stati proprio gli artisti della sua cerchia, e in particolare i due Biondi, mentre riesce difficile, con le cautele del caso, intravedere anche la mano del classicheggiante e ben più accademico Angelo Ricci. I documenti relativi al Redi e l'originaria, individuabile presenza dei versetti esplicativi della scene lasciano poi volentieri immaginare che Francesco sia intervenuto alla definizione iconografico-letteraria del ciclo
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CONDIZIONE GIURIDICA
detenzione Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900220751B
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici di Arezzo
- DATA DI COMPILAZIONE 1987
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0